Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 19.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, cammina sulle acque
del Lago di Tiberiade di fronte ai discepoli impauriti. Pietro lo segue, ma cominciando
ad affondare grida verso il Signore. Gesù lo prende per mano e gli dice:
«Uomo
di poca fede, perché hai dubitato?».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Gesù oggi
si sottrae all’entusiasmo della folla, che ha appena mangiato il pane moltiplicato
miracolosamente per la sazietà di tutti, e se ne va sul monte, in solitudine notturna,
a intrecciare col Padre dialoghi misteriosi. Ma poi è anche in mezzo alle onde, mentre
i suoi discepoli si affannano a lungo da soli per stare a galla. Paura e buio li rendono
incapaci di riconoscere Gesù che, verso mattino, viene loro incontro, camminando sulle
acque: e gridano impauriti. Pietro, al solito suo, si lancia in una specie di sfida:
se davvero è il Maestro, e non un fantasma, allora deve fargli fare la stessa esperienza,
camminare sopra le acque. Ma più che aggrapparsi al “vieni!” rassicurante di Gesù,
Pietro teme l’agitarsi delle onde e sprofonda. La sua fede non è troppa, ma la mano
del Signore è pronta a riprenderlo e metterlo al sicuro. “Uomo di poca fede”, è il
dolce rimprovero di Gesù. Che spesso vale anche per noi: perché partiamo di slancio
e poi per strada ci lasciamo prendere dalla paura. Come avvenne per Elia, il profeta
della prima lettura di oggi, che sull’Oreb c’era arrivato proprio in fuga e non in
pellegrinaggio: ma Dio si rivela anche là nel suono di una presenza dolce e sicura.
Notte e paura non ci sono risparmiate come credenti: ma la mano del Signore è pronta
ad afferrarci e trarci fuori, se lo invochiamo con fiducia.