2011-08-06 15:11:38

Dichiarazione del Cec nell’anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki


“Non possiamo vivere con tali pericoli”. E’ la dichiarazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) nella dichiarazione diffusa in occasione dell’anniversario del 66.mo anniversario del bombardamento atomico ad Hiroshima e Nagasaki il 6 ed il 9 agosto del 1945. “Ogni agosto – si legge nella dichiarazione, a firma del reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese – con dolore costante e qualche motivo di speranza, il nostro pensiero va a coloro che hanno sofferto a causa dei terribili bombardamenti atomici del 1945”. “Sicuramente – continua la nota – il memoriale più bello per il mezzo milione di vittime di Hiroshima e Nagasaki sarebbe quello di eliminare le armi nucleari mentre sono ancora in vita i sopravvissuti di quei bombardamenti”. Il Cec esprime anche apprezzamento per il raggiungimento di un accordo tra Stati Uniti e Russia che, nel dicembre scorso, hanno deciso di ridurre progressivamente i rispettivi arsenali nucleari. Ma resta ancora molto da fare anche considerando il fatto che, nonostante la crisi finanziaria globale, gli Stati che ancora possiedono armi nucleari hanno deciso di modernizzare i propri arsenali, con una spesa notevole nei prossimi dieci anni. Di qui, l’invito del Cec a ricordare le parole pronunciate, in passato, del Patriarca ecumenico Bartolomeo I: “La nostra situazione attuale è senza precedenti per almeno due motivi: in primo luogo, mai prima d’ora era stato possibile, per l’uomo, eliminare così tante persone contemporaneamente”. “In secondo luogo, mai l’umanità era stata in grado di distruggere gran parte del pianeta”. “Siamo di fronte a circostanze completamente nuove – concludeva Bartolomeo I – che ci richiedono un impegno altrettanto radicale per la pace”. “Come Chiese – si legge nel comunicato - non possiamo accettare due minacce così terribili e come membri della famiglia umana, non possiamo permettere che due pericoli così grandi restino senza risposta”. (I.P.)







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