Dichiarazione del Cec nell’anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki
“Non possiamo vivere con tali pericoli”. E’ la dichiarazione del Consiglio ecumenico
delle Chiese (Cec) nella dichiarazione diffusa in occasione dell’anniversario del
66.mo anniversario del bombardamento atomico ad Hiroshima e Nagasaki il 6 ed il 9
agosto del 1945. “Ogni agosto – si legge nella dichiarazione, a firma del reverendo
Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese – con dolore
costante e qualche motivo di speranza, il nostro pensiero va a coloro che hanno sofferto
a causa dei terribili bombardamenti atomici del 1945”. “Sicuramente – continua la
nota – il memoriale più bello per il mezzo milione di vittime di Hiroshima e Nagasaki
sarebbe quello di eliminare le armi nucleari mentre sono ancora in vita i sopravvissuti
di quei bombardamenti”. Il Cec esprime anche apprezzamento per il raggiungimento di
un accordo tra Stati Uniti e Russia che, nel dicembre scorso, hanno deciso di ridurre
progressivamente i rispettivi arsenali nucleari. Ma resta ancora molto da fare anche
considerando il fatto che, nonostante la crisi finanziaria globale, gli Stati che
ancora possiedono armi nucleari hanno deciso di modernizzare i propri arsenali, con
una spesa notevole nei prossimi dieci anni. Di qui, l’invito del Cec a ricordare le
parole pronunciate, in passato, del Patriarca ecumenico Bartolomeo I: “La nostra situazione
attuale è senza precedenti per almeno due motivi: in primo luogo, mai prima d’ora
era stato possibile, per l’uomo, eliminare così tante persone contemporaneamente”.
“In secondo luogo, mai l’umanità era stata in grado di distruggere gran parte del
pianeta”. “Siamo di fronte a circostanze completamente nuove – concludeva Bartolomeo
I – che ci richiedono un impegno altrettanto radicale per la pace”. “Come Chiese –
si legge nel comunicato - non possiamo accettare due minacce così terribili e come
membri della famiglia umana, non possiamo permettere che due pericoli così grandi
restino senza risposta”. (I.P.)