2011-08-05 15:16:57

Speranze dopo i dati Usa sull'occupazione: ma incombe lo spettro di una recessione mondiale


Borse internazionali in rialzo dopo le notizie positive sull'occupazione statunitense: si parla di 117mila posti di lavoro in più con una diminuzione del tasso di disoccupazione a luglio del 9,1% (era attesa la conferma del 9,2% di giugno). Intanto, la Banca centrale europea ha reso noto che farà di tutto per garantire la stabilità della zona euro: lo ha detto il commissario Ue agli affari economici, Olli Rehn, nella conferenza stampa straordinaria convocata stamane dopo le pesanti perdite dei mercati di ieri. Ha affermato che l'aumento ''degli spread non è giustificato dai fondamenti economici’’ dei Paesi colpiti ma ha ribadito che entro settembre deve essere operativo l'accordo del 21 luglio dei leader dell’eurozona per poter rassicurare gli investitori''. Rehn ha escluso che Italia e Spagna possano aver bisogno di un piano di salvataggio ma ha chiesto all’Italia di accelerare le riforme contro il debito. Per un’analisi della situazione a partire dal preoccupante andamento dei Mercati, Fausta Speranza ha parlato con Ugo Bertone, editorialista di questioni economiche del sito dedicato ai temi della finanza first online:RealAudioMP3

R. – Abbiamo visto in questi giorni che i listini perdono soprattutto nel pomeriggio, dopo l’apertura di Wall Street. Il che sta a indicare che le grandi case di investimento americano, grazie ai derivati, sono i grandi venditori di questi giorni e non solo in Italia, ma in tutta Europa.

D. – Oggi il Premio Nobel per l’economica Mundell invita l’Europa a “non farsi trovare impreparata di fronte alle necessità di intervenire e a predisporre – dice – subito i piani e le risorse necessarie”. Ma non avevamo visto l’Europa mobilitarsi? Siamo ancora al punto di dire: bisogna mobilitarsi…

R. – Ancora non esiste un’istituzione comune europea che sia in grado di intervenire efficacemente nei momenti di turbolenza dei mercati. Ieri il membro tedesco si è opposto fino all’ultimo al fatto che la Bce comprasse titoli dei Paesi indebitati. Ma comunque erano contrari anche l’austriaco e l’olandese e altri di circa metà del Nord Europa. Alla fine si è giunti ad un compromesso con un mini acquisto di titoli portoghesi e irlandesi: nessun riferimento ai bonus spagnoli o ai Btp italiani. Questa è la dimostrazione che il recente accordo di Atene sul piano di salvataggio, come tutti gli accordi di compromesso, può essere variamente interpretato. La visione tedesca è che questo fondo potrà comprare – e sottolineiamo potrà e cioè non prima della fine di settembre – solo su indicazioni politiche da parte degli Stati. Questo è un aspetto estremamente negativo: siamo ancora a metà del guado!

D. – Diciamo che abbiamo scoperto la “questione debito”, che in realtà doveva essere ben conosciuta, ma in ogni caso in questo momento è scoppiata negli Stati Uniti e in Europa. A fronte di questa “questione debito”, il punto è che i mercati stanno chiedendo al mondo politico risposte...

R. – Io credo che la diagnosi più felice e più spietata sia quella dell’Economist che questa settimana ha dimostrato che all’inizio del 2009 i dati statistici erano molto, molto peggiori di quelli che sono stati rivelati. E sostiene che la crisi è molto più grave di quel che è stato detto. In questo momento siamo di fronte ad una situazione pre-recessiva. A questa situazione viene richiamata la politica. E c’è da dire che la risultante americana è stata finora molto deficitaria; a livello europeo, in questo momento, non si esprime una linea politica soddisfacente; per quanto riguarda poi l’Italia, direi che una cosa mi sembra che vada sottolineata: abbiamo cercato di mistificare la realtà fino all’ultimo! Negli ultimi mesi e negli ultimi anni, ho sentito parlare di banche estremamente solide - trascurando il fatto che se si minano alle fondamenta i bot e gli asset delle banche, sono meno solidi di quello che non appaiano - ho sentito parlare, bene o male, di una situazione e di una congiuntura che andava migliorando oppure che comunque teneva o che comunque era migliore degli altri: no, non era così! Noi abbiamo perso così gli anni buoni, che erano quelli dei bassi tassi di interesse, per rientrare dal debito pubblico. Abbiamo perso gli anni buoni in cui si poteva crescere di più, come sono cresciuti tutti gli altri e ci siamo presentati all’appuntamento della crisi in condizioni strutturali e congiunturali di debolezza e in condizioni politiche di estrema debolezza.

D. – Una parola di possibile speranza?

R. – L’importante è saper reagire al panico. L’altra parola è che tutto sommato non c’è nulla di irreversibile. I mercati, che adesso vengono considerati in maniera molto cattiva, in realtà sono come la matematica a scuola: può essere antipatica, ma alla fin fine ha una sua logica... I mercati ci stanno indicando una direzione di rotta: noi possiamo continuare ad insistere a guardare da un’altra parte, ma se prendiamo l’indicazione giusta che ci arriva, bene o male e in molto meno tempo di quello che si creda – perché le recessioni durano meno delle fasi di sviluppo, se affrontate correttamente – potremmo riprendere un cammino virtuoso. L’importante è non sbagliare ripetutamente…. (mg)







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