2011-08-05 14:41:19

I vescovi croati sulla controversia tra Diocesi di Parenzo e Pola e Monastero Benedettino di Praglia


Il Comitato permanente della Conferenza episcopale croata è intervenuta ieri con un comunicato sulla controversia tra la Diocesi di Parenzo e Pola, in Croazia, e il Monastero Benedettino di Praglia, in Italia, relativa a proprietà ecclesiastiche nel territorio della Parrocchia di Dajla nella suddetta Diocesi. I vescovi croati si rivolgono ai fedeli e a tutta la popolazione croata per cercare di contribuire alla comprensione veritiera della situazione e per rigettare un approccio definito “inadatto, fuorviante e nocivo per tutta la nostra società”. Questa questione “piuttosto intricata – afferma il comunicato - va considerata anzitutto come intra-ecclesiale” anche se è stata originata da decisioni prese prima dal regime fascista e poi da quello comunista; regimi che hanno attuato persecuzioni e violazioni di diritti umani fondamentali, confiscando le proprietà sia ai singoli sia alle istituzioni, come accaduto ai Benedettini a Dajla. Senza entrare nel merito delle decisioni degli organi giudiziari croati e delle loro ragioni – afferma il comunicato - rimane il fatto che nel 1999 la proprietà benedettina è passata alla Parrocchia di Dajla, nella Diocesi di Parenzo e Pola. Successivamente, la Diocesi e l’Abbazia di Praglia, in quanto persone giuridiche ecclesiastiche, ben conoscendo tutto ciò che era successo con l’alienazione e la restituzione della proprietà, sulla base delle prescrizioni canoniche si sono impegnate a ricercare la via migliore affinché ciò che era stato restituito venisse ripartito in modo equo. Anche grazie al contributo offerto dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica - continua il comunicato - tra la Diocesi di Parenzo e Pola e l’Abbazia di Praglia si era arrivati all’accordo, firmato a Roma il 17 maggio 2006, sulla divisione della proprietà a metà. Ma poiché non era stato possibile attuare l’intesa, il Papa nel 2008 nominava una commissione cardinalizia: questa, nel novembre 2010, consegnava i risultati del proprio lavoro al Santo Padre che, sulla base di essi, prendeva la sua decisione. Il comunicato ricorda quindi il rifiuto del vescovo di Parenzo e Pola, Ivan Milovan, di firmare il documento che avrebbe chiuso le pluriennali trattative e la successiva nomina da parte del Santo Padre di un suo delegato come firmatario di tale documento. Questo – spiega il comunicato – allo scopo di attuare decisioni intra-ecclesiali con le quali in nessun modo si intendeva danneggiare la Diocesi di Parenzo e Pola. Al contrario – prosegue il testo - senza tali accordi sarebbero rimasti poco chiari i rapporti tra le due istituzioni all’interno della stessa Chiesa. “Noi Vescovi – conclude il comunicato – continueremo, nel rispetto delle varie posizioni, a coltivare e promuovere l’unità ecclesiale. Rimaniamo fermi nell’unità del Ministero episcopale, in particolare nel rispetto delle decisioni e nell’amore verso il Santo Padre, la Santa Sede e le varie istituzioni ecclesiastiche, impegnandoci per la giustizia e rifiutando tutto ciò che potrebbe danneggiare la pace tra i fedeli, le nazioni e gli Stati. Come tante volte si è dimostrato nel passato, solamente guidati dalla verità e dalla giustizia possiamo testimoniare anche il nostro amore verso la patria croata”.







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