Stati Uniti. La Chiesa contro la nuova legge anti-immigrazione in Alabama
Dopo l’Arizona, la Georgia, lo Utah e l’Indiana, anche l’Alabama ha adottato una nuova
legge che introduce un giro di vite contro l’immigrazione clandestina. La Hb56 - questo
il nome del provvedimento che entrerà in vigore il primo settembre - è ad oggi una
delle leggi anti-immigrazione più severe degli Stati Uniti. Come l’analoga legge varata
in Arizona l’anno scorso, autorizza la polizia a fermare immigrati sospetti e ad arrestarli
se non riescono a dimostrare la regolarità della loro posizione. Ma l’Alabama è andata
oltre: con la Hb56, infatti, gli istituti scolastici dovranno verificare lo status
dei propri alunni prima di iniziare l’anno e le imprese potranno assumere un immigrato
solo dopo averne verificato la regolarità. L’imprenditore che non ottemperi a questo
obbligo sarà perseguibile penalmente. Contro la legge – riferisce l’agenzia Cns -
si stanno mobilitando le Chiese cristiane dello Stato che insieme all’Amministrazione
Obama e a diverse organizzazioni per i diritti umani hanno fatto ricorso per bloccare
la sua applicazione. In una lettera ai fedeli l’arcivescovo di Mobile, Thomas J. Rodi,
ammonisce che il provvedimento “renderà illegale anche la pratica della nostra fede
cristiana”. Un sacerdote cattolico non potrà infatti “battezzare, confessare, amministrare
l’estrema unzione e predicare a immigrati o incoraggiarli a partecipare alle Messe”.
Secondo il presule si tratta quindi di un attacco contro l’essenza stessa dell’essere
cristiani. “Non spetta alla Chiesa – scrive - stabilire chi può entrare nel Paese,
ma una volta che gli immigrati sono tra di noi essa ha l’obbligo morale, intrinseco
nella pratica della sua fede, di comportarsi come Cristo ha fatto con tutti”. Secondo
le stime del Pew Hipanic Center sarebbero circa 120mila gli immigrati irregolari in
Alabama. Molti si stanno preparando ad uscire dallo Stato prima dell’entrata in vigore
del provvedimento. (A cura di Lisa Zengarini)