Pakistan. Due anni fa gli attacchi di Gojra, il ricordo di Aiuto alla Chiesa che
soffre
Era il primo agosto 2009 quando una folla di circa tremila estremisti islamici invase
e mise a ferro e fuoco il quartiere cristiano di Gojra, cittadina nella regione del
Punjab pakistano. Il bilancio di quell’attacco fu la morte di otto persone, tra cui
quattro donne e un bambino, e 20 feriti, nonché l’incendio di due chiese (che ora
l’Opera di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre-Acs sta contribuendo a
ricostruire) e di 150 edifici. “Una delle peggiori manifestazioni di odio anticristiano
in Pakistan”, l’hanno definito due leader religiosi islamici del Paese che hanno chiesto
pubblicamente scusa proprio nei giorni scorsi, quando il secondo anniversario di quella
tragica notte è stato celebrato con una Messa di suffragio celebrata dal vescovo di
Faisalabad, mons. Joseph Coutts, cui hanno partecipato un centinaio di fedeli. Alla
celebrazione è seguito un incontro in cui sono intervenuti anche il direttore di una
madrassa, Israr Bihar Shah, e il capo di una moschea vicina, Hafiz Abdul Haui, che
hanno puntato il dito contro il fanatismo religioso e condannato le azioni dei colpevoli,
bollandole come “contrarie allo spirito dell’Islam”. “Hanno pronunciato frasi molto
rilevanti che sicuramente influenzeranno gli altri fedeli – ha commentato con Acs
padre Aftab James Paul, direttore della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo
interreligioso di Faisalabad – affermando che la religione islamica non accetta in
alcun modo l’omicidio”. All’epoca, la violenza scaturì da un’accusa rivolta da alcuni
leader religiosi islamici a tre cristiani, colpevoli di aver bruciato alcune pagine
del Corano. Un’accusa infondata contro la quale si schierò immediatamente l’allora
ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso in un attentato il 2 marzo scorso.
(R.B.)