Siria: carri armati in piazza ad Hama dopo una notte di bombardamenti
Fonti ufficiali siriane accusano ''gruppi terroristi armati" di avere rapito due agenti
di polizia e di avere dato l'assalto a sedi di istituzioni pubbliche di Hama. Questa
dunque la versione ufficiale degli episodi di violenza che proseguono per le strade
di Hama, la città protagonista delle proteste contro il presidente Assad. Il servizio
di Fausta Speranza:
La repressione
continua: carri armati dell'esercito siriano hanno occupato la centrale piazza Oronto
ad Hama dopo aver pesantemente bombardato la città per la terza notte consecutiva.
Dunque oggi è piena di carri armati la piazza che è stata teatro delle più massicce
manifestazioni in città dall'inizio delle proteste contro il regime di Bashar al Assad
circa cinque mesi fa. Secondo testimonianze in loco, i bombardamenti hanno colpito
il quartiere di al-Hader, lo stesso in gran parte raso al suolo nell'attacco del regime
nel 1982 in cui almeno 20mila persone rimasero uccise. Intanto, è ancora stallo al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, diviso su una risoluzione di condanna
del regime di Damasco. Secondo fonti diplomatiche si sarebbero registrati dei progressi
nei negoziati, ma resta lontano l'accordo tra i quindici membri del Consiglio: Washington
e Bruxelles sono a favore di una condanna, mentre Cina e Russia sono pronte a bloccare
ogni risoluzione in questo senso.
Nato propone tregua in Libia per Ramadan.
Missile verso nave italiana Se il regime libico fermerà la sua offensiva durante
il Ramadan, la Nato metterà uno stop alle bombe: l'offerta arriva oggi dal quartier
generale dell'Alleanza, nel giorno in cui gli Usa fanno pressione sui ribelli chiedendo
loro di agire per superare il momento critico creatosi dopo l'assassinio del loro
comandante militare Younes. Nel generale stallo sui due fronti della guerra civile,
nelle ultime ore si è combattuto per il controllo della strategica cittadina di Zliten,
160 km a est di Tripoli. E c’è da dire che si è appreso poco fa che stamane un missile
è stato lanciato dalla Libia contro la nave della Marina militare "Bersagliere", che
incrocia a largo delle coste libiche. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa,
ha spiegato che a due chilometri dalla fregata "Bersagliere al largo delle coste libiche
e' stata segnalata dai radar la traccia di un missile caduto in mare'' aggiungendo
che poteva essere un missile libico o anche un missile antiaereo caduto poi in mare.
La memoria va al 1986, ai missili Scud lanciati contro l'isola di Lampedusa come rappresaglia
al bombardamento aereo americano contro Tripoli. Intanto, una fonte dell'amministrazione
Usa citata da Cnn rivela che le divisioni interne al fronte dei ribelli rappresentano
un vero e proprio “dilemma” per Barack Obama, a poco più di due settimane dal riconoscimento
formale del Cnt e alla vigilia di una serie di passi che consentiranno ai ribelli
di riappropriarsi dei fondi congelati, tra i quali circa 13 milioni di dollari depositati
sul conto dell'ambasciata libica in Usa, chiusa il marzo scorso dalle autorità statunitensi,
e che i ribelli hanno chiesto formalmente di riaprire. Ma su questo punto, Mosca sottolinea
che qualsiasi operazione riguardante gli asset libici di Gheddafi congelati all'estero
richiede l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Tre
morti per una bomba contro negozio di alcolici a Baghdad Tre agenti di polizia
sono rimasti uccisi e altre 15 persone, tra le quali sette civili, sono rimaste ferite
nell'esplosione di una bomba contro un negozio che vendeva alcolici a Baghdad, secondo
quanto riferisce l'agenzia irachena Aswat al Iraq. “L'attentato è avvenuto nel sobborgo
meridionale di al Risala”, ha precisato una fonte dei servizi si sicurezza. Un altro
agente di polizia era rimasto ucciso il 28 luglio a Kasra, quartiere nel nord di Baghdad,
quando un'autobomba era stata fatta esplodere davanti a un gruppo di negozi di bevande
alcoliche.
Ribadito impegno comune nel quarto incontro tra Usa, Pakistan
e Afghanistan Stati Uniti e Pakistan appoggiano gli sforzi dell'Afghanistan
per avviare un processo di pace che metta fine al conflitto in corso nel Paese. Lo
ha dichiarato l'inviato speciale americano nella regione, Marc Grossman. Nel corso
di una conferenza stampa ieri sera al termine della quarta riunione del Gruppo di
lavoro trilaterale (Usa, Pakistan e Afghanistan) svoltasi nella capitale pachistana,
Grossman ha assicurato che Washington continuerà il suo impegno a lungo termine e
gli investimenti nella regione. Alludendo alle difficoltà diplomatiche registrate
nelle relazioni americano-pachistane a seguito del blitz che ha portato all'uccisione
di Osama bin Laden ad Abbottabad il 2 maggio scorso di cui Islamabad era all'oscuro,
l'inviato statunitense ha osservato che “alti e bassi sono una cosa normale in diplomazia”
aggiungendo che Usa e Pakistan hanno “interessi condivisi che li spingono ad agire
insieme”. Tali interessi condivisi, ha precisato, sono “il contrasto del terrorismo
ed il sostegno al processo di pace concepito e gestito dall'Afghanistan”. La prossima
riunione del Gruppo di lavoro trilaterale si terrà in novembre, mentre a dicembre
si svolgerà a Bonn una Conferenza internazionale sull'Afghanistan.
Medio
Oriente: Anp annuncia elezioni municipali il 22 ottobre La Commissione Elettorale
Centrale (Cec) dell'Autorità nazionale palestinese, guidata da Al Fatah, ha annunciato
che elezioni municipali saranno indette il 22 ottobre prossimo solo in Cisgiordania
e che i risultati della consultazione saranno annunciati 24 ore dopo la chiusura delle
urne. Lo ha riferito oggi l'agenzia palestinese Maan, secondo la quale il Cec ha incolpato
Hamas per l'impossibilità di indire le elezioni anche nella Striscia di Gaza, dove
questo movimento islamico esercita il potere di fatto. Il Cec ha detto che Hamas ha
impedito ai suoi funzionari di svolgere i necessari preparativi per le elezioni nella
Striscia. Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha replicato che l'accordo di riconciliazione
dello scorso maggio tra Hamas e Al Fatah, le due maggiori fazioni rivali palestinesi,
prevedeva una riforma del Cec che non è stata ancora attuata. Perciò “la Commissione
non ha il potere di indire elezioni, Hamas non è stato consultato ed è quindi assolutamente
normale che non accettiamo di darle la nostra cooperazione”. L'ultima volta che i
palestinesi sono andati alle urne è stato per quelle legislative nel gennaio del 2006,
vinte da Hamas con una maggioranza schiacciante.
Usa: l’accordo sul debito
è legge dopo voto al Senato e firma di Obama Alla fine il provvedimento che
aumenta il tetto del debito Usa è arrivato sul tavolo del presidente Barack Obama
che ha potuto firmarlo, mettendo così la parola fine ad una crisi che ha lasciato
gli Stati Uniti per giorni con il fiato sospeso. Non sembra tuttavia averne tratto
particolare beneficio Wall Street che ha chiuso con perdite oltre il 2%. Tiepido anche
il riscontro delle agenzie di rating come Moody’s e Fitch che pur confermando l’affidabilità
dei titoli Usa non danno in prospettiva un buon giudizio dell’economia americana.
Il servizio di Elena Molinari:
Il provvedimento
che innalza il tetto del debito Usa e che inizia a risanare la finanza americana è
finalmente legge. Dopo un voto in extremis del Senato, il Congresso americano ha potuto
presentare la misura a Barack Obama, che l’ha firmata. Una firma arrivata giusto in
tempo per evitare il default, senza un intervento legislativo, infatti, dalla mezzanotte
di ieri gli Stati Uniti non sarebbero più stati in grado di pagare i loro conti. Il
“sì” è stato accompagnato da un respiro di sollievo nazionale, dopo le tensioni delle
ultime settimane, ma il compromesso avrà dei costi economici e sociali: tanto che
ieri Wall Street ha subito di nuovo pesanti perdite. Dopo la prima fase di tagli,
infatti, la spesa interna per gli Stati Uniti il prossimo anno scenderà ai minimi
dai tempi di Eisenhower e molti programmi per la classe media e i poveri dovranno
essere sacrificati. Pochi minuti dopo l’entrata in vigore della legge, Obama si è
rivolto agli americani per spiegare: “Bisogna a tutti i costi evitare il default -
ha detto - per continuare il lavoro per una crescita più veloce e nuovi posti di lavoro”.
Tensione
tra Khartoum e Onu sulla missione in Darfur Il governo sudanese ha minacciato
ieri di porre fine alla missione di pace mista Onu-Unione Africana nel Darfur (Unamid)
se sarà modificato il suo mandato, rinnovato venerdì scorso per un anno. In precedenza,
ieri, Khartoum aveva denunciato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sul rinnovo
del mandato dell'Unamid perchè “contiene riferimenti negativi e obsoleti” che non
riflettono la situazione sul terreno. Il Consiglio di sicurezza oltre a rinnovare
il mandato dell'Unamid, aveva espresso “profonda inquietudine per il deterioramento
della sicurezza in alcune zone del Darfur”. Il Ministero degli esteri sudanese aveva
denunciato un “attacco deliberato” alla sovranità del Paese. L'Unamid è una delle
più vaste operazioni dell'Onu, che vi partecipa con 23 mila militari e circa 4.000
dipendenti civili. Suo mandato è proteggere e aiutare i civili nella regione devastata
dalla guerra civile, prevenire attacchi e sostenere l'attuazione dell'accordo di pace.
Almeno 300 mila persone sono morte e un milione e 800 mila sono gli sfollati da quando
nel 2003 è scoppiato il conflitto fra gruppi ribelli e il regime di Khartoum, secondo
un bilancio dell'Onu.
Haiti resta senza candidato a premier mentre è emergenza
maltempo Haiti boccia la nomina a premier del giurista Bernard Gousse. Ieri
il Senato ha votato contro l’ex ministro della giustizia proposto dal presidente haitiano,
Michel Martelly, che ora dovrà scegliere un nuovo candidato. Sul Paese nel frattempo
grava la minaccia della tempesta tropicale Emily, in arrivo anche sulla Repubblica
Dominicana. Ad Haiti si teme soprattutto per centinaia di migliaia di persone che
si trovano ancora in condizioni precarie dopo il disastroso terremoto del gennaio
del 2010. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 215