La Chiesa Usa si prepara a commemorare l’11 settembre all’insegna della giustizia
e del perdono
Perdono, pace, riconciliazione. Sono le tre parole-chiave che la Chiesa cattolica
degli Stati Uniti sta portando avanti in vista del decimo anniversario degli attacchi
terroristici dell’11 settembre. Per commemorare nel modo migliore le migliaia di vittime
dei quattro attentati compiuti dagli uomini di Al Qaeda, la Conferenza episcopale
americana ha creato una sezione apposita sul proprio sito Internet, contenente sussidi
liturgici e suggerimenti pratici per le celebrazioni di tale anniversario. “9/11.
La Chiesa cattolica ricorda”, si intitola la sezione web, che si apre con una riflessione
spicciola: “911. Per anni, questi numeri hanno significato semplicemente una chiamata
al Pronto Intervento. Ora, essi ci ricordano anche l’11 settembre 2001, la data del
peggior attacco terroristico agli Stati Uniti d’America ed uno dei giorni più tristi
per la nazione americana”. In particolare, i vescovi danno alcune indicazioni per
le omelie che verranno pronunciate quel giorno, suggerendone il tema principale: “la
sfida del perdono”. “Bisogna consegnare al Signore la nostra rabbia ed il nostro desiderio
di vendetta – scrivono i presuli – perché è compito di Dio, non nostro, punire coloro
che hanno commesso del male. Non dobbiamo essere vendicativi, ma dobbiamo perdonare”.
Tuttavia, prosegue la Conferenza episcopale, “perdonare un altro non significa assolverlo
dalle sue responsabilità”, perché “la misericordia non esclude la giustizia o la necessità
di conversione, ma apre un cammino di carità che le incoraggia e le promuove entrambe”.
“Finché noi crediamo nel potere e nella misericordia di Dio – si legge nel sito Internet
– avremo sempre la speranza”. E ancora: i vescovi ricordano che “siamo tutti peccatori,
tutti abbiamo commesso del male. Eppure, Dio ci perdona e quindi anche noi dobbiamo
perdonare gli altri”, poiché “Dio non ci perdona in quanto ce lo meritiamo, ma perché
“è misericordioso”. Certo, ammettono i presuli, è più facile perdonare uno sgarbo
o una piccola dimenticanza accaduta nella vita quotidiana, piuttosto che coloro che
hanno perpetrato gli attacchi dell’11 settembre, considerati “avvenimenti troppo terribili
da perdonare”. Eppure, è proprio qui che si rivela “la grande saggezza di Gesù”, perché
“il perdono libera colui che lo mette in pratica dal fardello corrosivo della rabbia
e dell’odio”. Perdonando, “diventiamo capaci di vivere con la pace e con l’amore invece
che con l’odio, che tutto distrugge”. Ma attenzione, sottolinea ancora la Chiesa statunitense:
“Gesù non ci spinge semplicemente ad essere passivi di fronte al male. Dobbiamo ancora
lavorare per proteggere gli innocenti e per fermare i responsabili dei crimini contro
l’umanità. Ma allo stesso tempo, siamo chiamati a perdonare, perché il perdono richiede
di affrontare le situazioni in modo positivo e amorevole, non con la paura o con l’odio”.
“Perdonare non significa non agire”, sottolinea nuovamente la Chiesa statunitense,
indicando, poi, i numerosi i passi che gli americani possono compiere con il sostegno
della fede: pregare per porre fine alle violenze, digiunare per la pace e la giustizia,
imparare meglio la dottrina cattolica sulla guerra e sulla pace, praticare il dialogo
interreligioso, dare testimonianza di valori cristiani come il rispetto della vita
e la tutela della dignità umana, porsi al servizio dei più bisognosi, essere solidale
con chi soffre e sperare sempre nella grazia di Dio. Infine, i vescovi offrono alcuni
suggerimenti pratici su come celebrare le Messe dell’11 settembre, che quest’anno
cade di domenica, la XXIV del Tempo Ordinario. I sacerdoti potranno scegliere una
Messa per la pace e la giustizia, con paramenti bianchi, o una Messa del tempo di
guerra, con paramenti viola, o una Messa in suffragio dei defunti. Suggerite anche
alcune intenzioni di preghiera per tutte le vittime della violenza nel mondo, per
la sicurezza dei militari e dei dipendenti pubblici, e per i leader di tutte le nazioni,
“affinché lavorino insieme per la pace e per eliminare l’ingiustizia”. (A cura
di Isabella Piro)