2011-08-02 13:51:43

La Camera Usa approva il piano per l'innalzamento del debito, scongiurato il rischio default


Il rischio default è stato scongiurato dopo che nella notte la Camera Usa ha approvato il compromesso sul debito che prevede un aumento del tetto di 2.100 miliardi di dollari, associati a tagli della spesa di pari valore. Oggi l’ultimo voto al Senato. Il piano è stato approvato - al termine di una seduta fiume durata 11 ore - con 269 voti contro 161, e una nutrita pattuglia di oppositori sia democratici che repubblicani che si sono dissociati dall'indicazione dei partiti di votare sì. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

La legge inaugura un’era di austerity fatta di tagli pesanti alle spese in un momento in cui l’economia è ancora debole. La misura ordina tagli alle spese per più di 900 miliardi di dollari in 10 anni e crea un comitato che identifichi altri risparmi per 1500 miliardi. Gli aumenti alle tasse per i più ricchi che Obama aveva posto come condizione irrinunciabile sono invece scomparsi dal testo. Intanto, la capacità degli Stati Uniti di emettere nuovi buoni del Tesoro verrà aumentata abbastanza per coprire il fabbisogno del governo fino alla fine del 2012. Ma gli economisti concordano che la nuova legge renderà il compito difficile perché gli Stati Uniti avrebbero dovuto attendere che l’impresa si solidificasse prima di avviare la riduzione del deficit.

L’impasse politica che ha portato gli Stati Uniti sull’orlo di una crisi economica ancora più grave dell’attuale ha suscitato molti malumori nell’opinione pubblica americana. Ora che l’accordo è stato raggiunto quali saranno le ricadute pratiche sulla vita quotidiana dei cittadini statunitensi. Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di Paolo Mastrolilli, inviato del quotidiano "La Stampa" ed esperto di questioni americane:RealAudioMP3

R. – Le ricadute pratiche immediate sono che evitando il default, evitando l’insolvenza, non ci sarà il rischio che non vengano pagati i conti dello Stato, che lo Stato non emetta gli assegni che servono per pagare gli stipendi dei militari o i sussidi alla disoccupazione. Ora si tratta di vedere naturalmente se per le agenzie di rating questo è sufficiente per evitare il "downgrade" degli Stati Uniti. Poi, l’altro dibattito in corso tra gli economisti è se tale questione del debito era fondamentale per aiutare a salvare l’economia americana dal rischio di una nuova recessione e, comunque, di una crescita molto lenta, oppure se era una cosa inutile perché in realtà i provvedimenti necessari per favorire la ripresa, per favorire l’occupazione, sono altri e facendo tagli alle spese, che sono stati decisi appunto per diminuire il debito, si diminuisce il denaro in circolazione; si diminuiscono gli stimoli economici ad un Paese che in realtà è già al limite della recessione.

D. – Alla fin fine, l’impasse era nata in ambito parlamentare; come mai anche Obama ha subito le conseguenze di questa situazione, che non è stata affatto apprezzata dall’opinione pubblica?

R. – Perché il presidente degli Stati Uniti è il leader del Paese e quindi è vero che il dibattito avveniva a livello parlamentare ma la richiesta di alzare il tetto del debito veniva dal governo. In realtà questa non è stata una crisi economica: gli Stati uniti non hanno un debito fuori controllo e sono nella condizione di rispettare gli impegni che hanno preso con i loro creditori. C’è stata una crisi politica. Il "Tea party", la parte più estrema del partito repubblicano, ha sfidato direttamente il presidente e il partito democratico sul tema del debito e sul tema dell’economia. Ora il problema è capire se gli americani gli daranno la responsabilità, la colpa di questa crisi, oppure se riconosceranno in lui lo statista equilibrato, moderato e centrista che ha favorito la risoluzione.

D. - Si può dire che Obama ha salvato le riforme sociali che finora è riuscito a introdurre?

R. – In parte, perché i tagli che sono stati decisi non riguardano la sua riforma sanitaria e toccano solamente parzialmente i programmi sociali più cari ai democratici come il "Medicare" e la "Social security". Però all’interno del suo partito sta ricevendo critiche molto forti perché la sinistra del partito democratico - i liberal - lo critica: lo accusano di aver ceduto ai repubblicani, di aver dato ai repubblicani tutto quello che chiedevano senza ottenere nulla in cambio, cioè in sostanza l’aumento delle tasse, perché, secondo loro, era necessario che i ceti più ricchi del Paese contribuissero a risolvere questa crisi. (bf)







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