A Rimini, il Convegno dell'associazione Ai.Bi. impegnata nella lotta all'abbandono
dei minori
Al via, a Monte Colombo in provincia di Rimini, la XX Settimana delle Famiglie dell’associazione
Ai.Bi., Amici dei Bambini, associazione che da 25 anni lotta contro l’emergenza dell’abbandono
minorile. Il convegno rappresenta l’occasione per fare il punto della situazione sull’accoglienza
con particolare riguardo alle adozioni internazionali. Camilla Spinelli ha
intervistato Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi.
R. – Quest’estate,
in modo particolare, il tema è dedicato alla figura di Mosè. Per noi, Mosè, è l’uomo
che conduce la battaglia contro l’ingiustizia per salvare un popolo di schiavi. E
il popolo degli schiavi sono i milioni e milioni di bambini abbandonati in giro per
il mondo. Qui si inserisce il Convegno internazionale, dove abbiamo invitato tutti
coloro che sono stati toccati dall’abbandono: i minori adottati, i ragazzi presi in
affido e i “care leaver”, cioè quei ragazzi che non sono stati mai purtroppo in una
famiglia e che hanno vissuto anni ed anni in istituto e poi lo hanno lasciato. Per
la prima volta, in questo Convegno, noi vogliamo che siano i figli, che siano i ragazzi
ad interrogarsi su questa prospettiva dell’abbandono, perché se un figlio adottato
comincia ad adottare a sua volta, se un ragazzo che è stato preso in affido, una volta
diventato adulto prende in affido a sua volta, se un ragazzo che ha conosciuto dieci
anni di istituto incomincia a lottare contro l’abbandono, noi crediamo si inneschi
questa "reazione atomica" della giustizia che, come ogni reazione atomica, è destinata
a non fermarsi mai.
D. – I minori fuori famiglia in tutto il mondo
sono passati dai 145 milioni del 2004 ai 163 milioni di quest’anno...
R.
– Sì, è un dato impressionante! Ma quello che impressiona non sono tanto i 160 milioni,
ma la progressione, l’aumento. Questi milioni di minori abbandonati sono distribuiti
in tutti i Paesi del mondo, perché questa è una delle caratteristiche di questa piaga,
di questa emergenza umanitaria, che a differenza delle altre emergenze, tipo la fame,
la guerra, la malattia, non colpisce i Paesi poveri, ma colpisce tutti i Paesi.
D.
– L’adozione è un percorso difficile, in cui bisogna investire tempo, denaro, e che
prevede anche ostacoli di carattere burocratico...
R. – Riprenderemo
la battaglia per la totale gratuità di questo atto di accoglienza. Purtroppo c'è una
cultura che è contraria all’adozione internazionale e viene intesa, non tanto come
un diritto del minore, ma come una possibilità di una coppia che non ha figli di accogliere
figli. Allora qui occorre promuovere un altro tipo di cultura, anche perché l’adozione
internazionale è forse il più grande atto di giustizia che una famiglia possa mai
compiere nella propria vita. (ap)