Mons. Filoni celebra i 150 anni della morte di San Giustino De Jacobis, evangelizzatore
dell’Etiopia
“Nella terra amata da San Giustino De Jacobis 12 milioni rischiano di morire di fame”:
lo ha ricordato mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, nell’omelia della Messa che ha concluso ieri a San Fele, in provincia
di Potenza, il ciclo di celebrazioni per il 150.mo anniversario della morte di San
Giustino De Jacobis. San Fele è il paese natio del Santo evangelizzatore dell’Etiopia,
le cui celebrazioni sono state organizzate dalla diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa.
“Questa terra - ha sottolineato Mons. Filoni, citato da Fides - è stata fecondata
dall’eroica testimonianza di vita di San Giustino De Jacobis”, quindi “era giusto
commemorare l’esemplare figura di missionario di San Giustino che, come il Servo di
Dio Papa Paolo VI ebbe a dire il 26 ottobre in occasione della sua canonizzazione,
“ha un solo torto, quello di essere troppo poco conosciuto””. Il prefetto di “Propaganda
Fide” ha tracciato un profilo biografico del Santo, sottolineando come, dopo essersi
recato in Etiopia rispondendo ad un appello lanciato da Propaganda Fide, il Religioso
Lazzarista avesse imparato ad amare “il popolo abissino, la sua cultura e le sue tradizioni.
Dedica tutto se stesso alla studio del ghe’ez, la lingua liturgica indispensabile
per comprendere i testi sacri dell’antica tradizione teologica etiopica”. Dieci dopo
l’inizio della sua missione in Etiopia, San Giustino diventa vicario apostolico dell’Abissinia
ed è ordinato vescovo dal cardinale Guglielmo Massaia. Nella sua attività pastorale,
come ha ricordato mons. Filoni, San Giustino “oltre a realizzare un seminario per
il clero indigeno, dà vita a tante stazioni missionarie. All’evangelizzazione delle
città preferisce quella delle aree rurali e depresse del Paese, popolate dai più poveri
e più umili”. Il prefetto Filoni ha inoltre ricordato “lo stile di vita missionaria
itinerante” del santo che si spostava con una piccola tenda da un villaggio all’altro,
e le dure prove a cui venne sottoposto a seguito della persecuzione del Negus Teodoro
II: “Patisce la fame, la sete e subisce pure il carcere”. Le celebrazioni per i 150
anni della morte del Santo Evangelizzatore dell’Etiopia si sono svolte mentre si consuma
il dramma delle popolazioni etiopiche e degli altri Paesi del Corno d’Africa, in particolare
della Somalia. “L’indigenza continua a bussare alle porte della storia” ha rimarcato
mons. Filoni. “Ce lo va ripetendo in queste settimane il Santo Padre Benedetto XVI,
ricordando che quasi 12 milioni di Africani rischiano di morire per la carestia e
la siccità che ha colpito il Corno d’Africa. Proprio quella terra amata da San Giustino
De Jacobis alla quale si legò per sempre”. “Perché tutti possano sedersi alla mensa
del Pianeta occorre che i figli di un mondo spesso sprecone condividano le proprie
risorse con coloro che vivono l’umiliazione della denutrizione” ha aggiunto il presule.
Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha concluso l’omelia
affidando ai fedeli della diocesi e in particolare di San Fele, “il compito non solo
di vivere i valori della fede predicata dal Vostro Santo Concittadino, ma anche di
promuoverli come gesto missionario, oggi, in una società che spesso li dimentica”.