2011-07-31 14:37:38

Tensioni politiche in Senegal


In Senegal resta tesa la situazione politica. La scorsa settimana due manifestazioni di piazza contrapposte hanno segnato il culmine dei contrasti che da mesi oppongono, in uno dei Paesi più poveri del mondo, l’ultraottantenne presidente Abdoulaye Wade e i movimenti che contestano il suo governo. Nell’intervista di Davide Maggiore, Anna Bono, docente di Storia e istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, ricostruisce gli inizi della crisi:RealAudioMP3

R. – La causa scatenante è stata la decisione, annunciata dal presidente in carica, di ricandidarsi. La contestazione deriva dal fatto che Wade sta concludendo il suo secondo mandato e quindi non potrebbe ricandidarsi. A questa decisione si aggiunge il fatto che è stata proposta una serie di modifiche costituzionali in base alle quali la percentuale minima di preferenze per essere eletti al primo turno scendeva dal 50 per cento al 25 per cento, il che per un presidente in carica equivale praticamente all’elezione assicurata. In aggiunta, poi, veniva istituita la carica di vice presidente che, nelle intenzioni del presidente Wade, sarebbe andata a suo figlio Karim, il che prefigurava una possibile successione dinastica. Il 23 giugno scorso, mentre il Parlamento stava per approvare questi emendamenti, una prima imponente manifestazione è continuata, nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, con un vigore tale da indurre il Parlamento a sospendere la seduta e a non votare.

D. – Chi sono i protagonisti delle manifestazioni di piazza contro il presidente?

R. – Una parte consistente di popolazione, soprattutto urbana e giovane, si sta mobilitando – e non soltanto nelle piazze – per esercitare il proprio diritto al voto andando in massa ad iscriversi alle liste elettorali.

D. – Ci sono differenze tra questo tipo di movimenti di piazza e quelli che hanno dato vita alla cosiddetta “primavera araba”?

R. – I Paesi in cui si sono verificati i disordini che sappiamo, a confronto di quelli sub sahariani presentano un quadro sociale ed economico molto più avanzato; e tuttavia, l’esasperazione della gente e forse anche l’esempio dei risultati ottenuti altrove, sta dando vigore a proteste anche in Paesi che da anni non manifestano segnali così importanti di disagio.

D. – L’opposizione può veramente sperare di subentrare al capo dello Stato in carica, o il governo può resistere alla pressione?

R. – Il governo può resistere alla pressione e lo sta facendo: Wade ha ribadito con fermezza la sua intenzione di ricandidarsi, senza nemmeno accennare alla possibilità di una verifica della legittimità costituzionale di questa sua decisione. Inoltre, corrono voci di un rafforzamento delle forze dell’ordine, dell’arrivo imminente o già avvenuto di mercenari provenienti dalla Nigeria e dalla Costa d’Avorio, pronti ad intervenire per reprimere le piazze … La capacità di resistenza delle masse urbane ha indubbiamente un limite e bisogna ricordare che si tratta anche di situazioni in cui la capacità di resistenza della popolazione è fortemente compromessa da livelli di povertà elevatissimi. Le conseguenze di una prova di forza possono essere estreme. (gf)







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