L’Ue chiede a Serbia e Kosovo di superare le tensioni: incidenti in settimana
L’Unione europea ha chiesto alla Serbia e al Kosovo di ridurre le tensioni che si
sono venute a creare dopo i nuovi incidenti avvenuti alla frontiera tra i due Paesi.
Nel corso della settimana un poliziotto kosovaro ha perso la vita quando le forze
di sicurezza di Pristina hanno tentato di prendere il controllo di un posto di frontiera
al confine con la Serbia. Un’azione che ha scatenato la reazione dei militari di Belgrado.
Nella regione sono tuttora presenti contingenti della Nato e dell’Unione europea.
Su questa difficile situazione Stefano Leszczynski ha intervistato Paolo
Quercia, analista del Centro Alti Studi della Difesa:
R. – Gli
incidenti sono stati associati alla decisione politica di mettere sotto il controllo
della polizia di Pristina questi due valichi per mettere in atto un embargo contro
le merci provenienti dalla Serbia. Questo ha causato la rivolta dei serbi del nord
di Mitrovica, che hanno attaccato i posti di frontiera, prendendone il controllo.
D.
– La Serbia si avvicina sempre di più all’Europa. Questo potrà cambiare i rapporti
con il vicino Kosovo?
R. – Dovrebbe. Ricordiamo che quest’anno sono
partiti anche dei colloqui tecnici, nonostante i due Stati non si riconoscano. Quindi
anche questa disputa doganale tra due Stati che non si riconoscono è qualcosa di particolare.
Però, proprio nel 2011, sono partiti dei colloqui tecnici tra i due governi per risolvere
alcuni problemi di natura amministrativa, in particolare nella parte nord. Questo
è stato un esito del processo di avvicinamento della Serbia all’Unione Europea, che
aveva facilitato questo dialogo.
D. – La soluzione potrebbe essere,
in futuro, quella di un ingresso nell’Unione Europea di entrambe le realtà statali?
R.
– Questo vorrebbe dire che la soluzione è già stata trovata, perché per poter entrare
entrambe nell’Unione Europea vuol dire che hanno dovuto mettere da parte i contenziosi
territoriali e aver stemperato i rispettivi nazionalismi. Questo scenario sarebbe
quindi quasi il premio di un percorso virtuoso di questo tipo. Il problema è che ovviamente
la Serbia, nel cammino dell’Unione Europea, è molto più avanti rispetto al Kosovo.
D.
– L’Unione Europea potrebbe porre, come ulteriore condizione, il riconoscimento del
Kosovo prima di un ingresso della Serbia?
R. – Per un po’ di anni è
stata sostenuta questa tesi e questa condizionalità è stata posta, ma credo che ultimamente
sia stata messa da parte. Anche la posizione americana, su questo, non è di condizionalità
con l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea più collaborazione al tribunale dell’Aja
per i crimini di guerra. Nel caso del Kosovo, si è parlato di un processo parallelo
e quindi la Serbia può continuare a dialogare con l’Unione Europea anche senza il
riconoscimento del Kosovo. Bisogna poi vedere se si consentirà alla Serbia di chiudere
il processo di adesione all’Unione Europea senza aver riconosciuto il Kosovo. Credo
che però questa decisione non sia stata ancora presa. E forse è giusto lasciare margini
di trattativa alla politica. (vv)