2011-07-29 14:44:47

Tensione in Kosovo, il vicario generale don Gjergji: Belgrado e Pristina affrontino insieme la crisi


Resta alta la tensione al confine tra Kosovo e Serbia. La situazione si è aggravata mercoledì scorso, quando il governo di Pristina ha inviato agenti di polizia e doganieri in una parte del territorio kosovaro rimasto fedele a Belgrado. Poco dopo, alcuni gruppi di serbi kosovari hanno dato alle fiamme il valico di Jarinje, ora sotto il pieno controllo delle forze della Nato. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha inoltre respinto la richiesta, formulata dalla Serbia, di indire una riunione straordinaria. Ma come spiegare questo deterioramento della situazione nell’area al confine tra Serbia e Kosovo? Luca Collodi lo ha chiesto a don Lush Gjergji, vicario generale dell’amministrazione apostolica in Kosovo:RealAudioMP3

R. – Penso che sia una reazione agli incontri che ci sono stati a Bruxelles fra il Kosovo e la Serbia, sotto il patronato della Comunità Europea. Sono stati raggiunti alcuni risultati concreti, come la libera circolazione delle persone e delle merci. Ma a qualcuno gli accordi non vanno bene: gli estremisti serbi si sono ribellati a questi risultati e a queste trattative e hanno cercato di provocare, in questa maniera, una crisi, che, speriamo, sia a Belgrado che Pristina possano gestire insieme con la Comunità Europea.

D. – Questa crisi, al confine tra Kosovo e Serbia, indica però che il governo kosovaro vuole avere la sovranità su tutto il Paese?

R. – Sicuramente, non esiste Paese al mondo che non possa gestire il proprio territorio e quindi la frontiera e le dogane. I kosovari chiedono semplicemente la reciprocità, cioè tutto quello che vale per noi kosovari deve valere anche per i serbi. Sono dodici anni – troppi – che resistiamo in questa situazione e che si cerca di impedire al Kosovo di poter espandere la giurisdizione su tutto il territorio.

D. – A che punto è la convivenza all’interno del Kosovo, ad oltre dieci anni dalla fine della guerra?

R. – Direi che va abbastanza bene, tranne il punto dolente del Nord, perché con il processo della decentralizzazione si sono creati altri comuni con prevalenza serba. Quindi, all’interno del Kosovo, direi che si vive abbastanza normalmente.

D. – La presenza della forza militare Nato, della Kfor in Kosovo, è ancora utile per il mantenimento della pace?

R. – Non solo utile, ma direi anche indispensabile: è l’unica forza che non viene contestata da nessuno e che sta facendo bene il suo lavoro. (ap)







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