Duplice attentato kamikaze in Afghanistan: tra le vittime, donne e bambini
E' di almeno 19 morti e oltre 30 feriti il bilancio di due attentati kamikaze compiuti
nella provincia dell'Uruzgan, nell'Afghanistan meridionale, ai quali ha fatto seguito
uno scontro a fuoco. L’attacco è stato realizzato da un commando di 7 uomini armati
contro gli uffici di un vice-governatore e di un commissariato della polizia locale
ed è stato rivendicato dai Talebani. Fra le vittime ci sono anche bambini e donne.
Morto anche un giornalista della Bbc. Ieri, intanto, nella Basilica di Santa Maria
degli Angeli a Roma, l'Ordinario militare d'Italia, mons. Vincenzo Pelvi, ha
presieduto il funerale del caporal maggiore David Tobini, ucciso lunedì scorso in
uno scontro a fuoco in Afghanistan. Luca Collodi ha chiesto al presule quale
insegnamento possiamo trarre da un evento drammatico come la morte di un militare
impegnato in una missione di pace:
R. – Direi
che dalla morte dei nostri soldati dobbiamo imparare a chiederci che cosa sia l’uomo.
Se non ci prendiamo cura dell’altro uomo che è nel bisogno... che cosa sarebbe la
vita senza il dono, senza l’amore? Bisogna andare oltre la superficialità e le risposte
dei pro e dei contro delle missioni di sicurezza. Le domande fondamentali, quindi,
sono quelle sul senso della vita che è proposta e che è realizzazione dell’amore.
L’uomo non è un’isola e non possiamo fermarci a risposte parziali. La professione
militare è anche capacità di offerta della propria vita. Allora, c’è sempre una novità
nella morte di un militare e la novità che vedo per l’uccisione di David, credo sia
che ancora l’espressione del bene comune prevale sulla logica dell’egoismo umano.
D.
– Mons. Pelvi, è anche vero, però, che le ripetute morti di militari, non solo italiani,
all’estero, ci dicono che la pace non è frutto di un accordo politico...
R.
– Sì, la pace rischia di essere considerata solo frutto di accordi tra governi oppure
di iniziative che vogliono assicurare efficienti aiuti economici. E’ vero, la costruzione
della pace esige tessitura di contatti diplomatici, di incontri culturali, di progetti
comuni per arginare sia le minacce di tipo bellico, ma anche per sradicare le tentazioni
terroristiche. Ma perché gli sforzi di pace, per la pace, possano produrre degli effetti
duraturi, credo bisogna guardare e radicarsi su valori che sono non negoziabili, e
cioè la dignità della persona, la salvaguardia dell’uomo e di tutto l’uomo nei suoi
diritti e nei suoi doveri.
D. – Mons. Pelvi, in Italia c'è stato un
forte dibattito in Parlamento per il voto sulle missioni all’estero. Tutto questo
come può essere percepito dai nostri militari, che all’estero rischiano la vita quotidianamente?
R.
– Mi fa veramente soffrire quando dal cuore dei nostri militari escono espressioni
di timore, di non comprensione del loro servizio. Dico che i nostri militari non sono
aiutati né da sensibilità altalenanti né da interessi di parte. (ap)