Sud Corea: Chiesa contraria alla legge sulla castrazione chimica dei pedofili
“La Chiesa è in linea di principio contraria alla castrazione chimica” per i pedofili
e ritiene che esistano metodi alternativi per prevenire i crimini sessuali. Lo ha
detto il segretario della Commissione bioetica della Conferenza episcopale sud-coreana
(Cbki) , padre Paul Lee Chang-young, esprimendo la posizione dei vescovi in merito
alla nuova legge che prevede questa punizione contro persone condannate per pedofilia.
Il provvedimento, il primo del genere in un Paese asiatico, è entrato in vigore ieri
e ha suscitato le critiche di medici, esperti e giuristi, ma anche dei leader religiosi.
Padre Lee, citato dall’agenzia Ucan, ha evidenziato che la Chiesa è consapevole della
necessità di punire crimini così odiosi, ma che allo stesso tempo ritiene che le funzioni
naturali di un essere umano non possano essere “artificialmente o fisicamente” modificati,
in quanto sono un dono di Dio. Il sacerdote ha poi messo in dubbio l’efficacia di
questa misura nella prevenzione dei crimini sessuali e ha quindi chiesto al governo
di trovare soluzioni alternative alla castrazione, annunciando che la Chiesa condurrà
una campagna di informazione sulle implicazioni etiche di questo metodo. Il Ministero
della giustizia sud-coreano, da parte sua, argomenta che la misura si è resa necessaria
a causa del drastico aumento dei reati sessuali registrato in questi ultimi anni nel
Paese e che la castrazione servirà a proteggere meglio i bambini. Secondo le statistiche
del Governo le vittime di abusi sessuali sotto i 15 anni dal 2005 al 2008 è aumentato
di quasi il 53%, passando da 1.282 a 1958. (A cura di Lisa Zengarini)