Il Papa riprende le udienze generali il 3 agosto: iniziato a maggio un ciclo di catechesi
sulla preghiera
Il Papa prosegue il suo periodo di riposo a Castel Gandolfo: le udienze generali del
mercoledì, sospese per tutto il mese di luglio, riprenderanno la prossima settimana,
il 3 agosto. Nelle ultime udienze, a partire dal 4 maggio, Benedetto XVI ha iniziato
un nuovo ciclo di catechesi sulla preghiera, invitando a non cessare mai di imparare
a pregare, perché – ha detto - “la preghiera non va data per scontata”, anche per
chi è avanti nella vita spirituale. Il servizio di Sergio Centofanti.
L’uomo di
tutti i tempi ha nel profondo del suo cuore la preghiera: è attratto verso Dio perché
da Lui è stato creato. Per questo – sottolinea il Papa – sono fallite tutte le previsioni
di chi, “dall’epoca dell’illuminismo, preannunciava la scomparsa delle religioni”.
Non è possibile sopprimere il desiderio di Dio e per quanto s’illuda di essere “autosufficiente”,
l’uomo “fa esperienza di non bastare a se stesso”, ha bisogno di aprirsi a “qualcuno
che possa donargli ciò che gli manca”:
“L’uomo porta in sé una sete
di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore,
un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in
sé il desiderio di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio,
sa di poterlo pregare”. (Udienza generale 11 maggio 2011)
Pregare
è semplice: significa “parlare con Dio” o semplicemente stare con Lui. Tutti possono
farlo. Ma nello stesso tempo – rileva il Papa - è difficile. La preghiera, infatti,
“può essere soggetta a fraintendimenti e mistificazioni”. Può chiudersi in una dimensione
consolatoria e individualista, mentre la vera preghiera permette “di uscire dallo
spazio angusto del proprio egoismo” per aprirsi all’amore. Può cercare di piegare
Dio ai propri schemi e ai propri progetti mentre la vera preghiera porta a seguire
non la nostra volontà ma quella di Dio. Può essere evasione in un intimismo spiritualista
mentre deve portare a un impegno ancora maggiore nel mondo. Il Papa lo aveva già precisato
nell’Angelus del 4 marzo 2007:
“Per un cristiano, pertanto, pregare
non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle
fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”.
La
preghiera è difficile perché è una lotta che richiede “tenacia e perseveranza”. Il
Papa ricorda la lotta di Giacobbe con Dio: una lotta che vinciamo solo quando ci arrendiamo
al suo amore. La preghiera è difficile anche perché significa far tacere le nostre
parole per ascoltare Dio:
“Impariamo a riconoscere nel silenzio,
nell’intimo di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità
della nostra esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci
andare oltre il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto
con Lui, che è Infinito Amore”. (Udienza generale 11 maggio 2011)
“Lo
scopo primario della preghiera – afferma il Papa – è la conversione” che ci rende
capaci di aprirci a Dio e dunque agli altri, trovando la vera vita, perché “Dio è
amore”:
“Cari fratelli e sorelle, la preghiera non è un accessorio,
un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi
si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”.
(Angelus 4 marzo 2007)