2011-07-27 14:46:51

Falso allarme bomba alla Stazione di Oslo: dibattito in Europa sull'incontro tra culture e religioni


Nuovo allarme in Norvegia, alle prese con una vera e propria psicosi dopo gli attentati di venerdì scorso a Oslo e sull’isola di Utoya. Questa mattina blocco totale del principale scalo ferroviario della capitale per la presenza di una valigia sospetta. Ci racconta tutto, Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

La stazione ferroviaria di Oslo ha ripreso a funzionare solo in tarda mattinata, dopo essere rimasta paralizzata in seguito ad un allarme bomba; una valigia sospetta, notata da un passante, il cui contenuto è risultato, poi, inoffensivo. Si tratterebbe, secondo le forze dell’ordine, dell'azione di un soggetto psicologicamente instabile, senza però alcun legame con Anders Behring Breivik, autore della strage di venerdì a Oslo e sull’isola di Utoya, costate la vita a 76 persone. Di certo c’è che la situazione nel Paese nordeuropeo rimane confusa; se da una parte gli inquirenti sarebbero alla ricerca di “possibili cellule” che avrebbero pianificato insieme a Breivik le stragi di venerdì, dall’altra l’intelligence norvegese è convinta che abbia agito da solo. Quanto all'esplosivo trovato nell'azienda agricola di Breivik, la polizia lo ha fatto brillare in una zona boschiva vicina alla fattoria. Si delinea, infine, ulteriormente il profilo psicologico dell’uomo, definito ieri dal suo avvocato “mentalmente instabile, incapace di stabilire relazioni con altre persone e convinto di essere in guerra”. Un poligono di Oslo, il Club della Pistola, ha confermato che era stato suo membro tra il 2005 e il 2007 e di nuovo a partire dal giugno 2010; aveva anche partecipato, insieme ad alte 13 persone, a sessioni di allenamento e a una competizione.

Proprio ad Oslo la Comunità di Sant’Egidio tenne un incontro dal titolo: “Convivere: il dibattito sull'integrazione è fuori dalla realtà?”. Oggi la Norvegia, e tutta l’Europa sono scioccate per le stragi compiute da Breivik. Al microfono di Massimiliano Menichetti il portavoce della Comunità, Mario Marazziti:RealAudioMP3

R. - Va commentato il fatto che parliamo da tanti anni di invasione, di pericolo islamico e qui abbiamo la crescita, in casa, di fenomeni di neonazismo, estrema destra intollerante. Una generazione che cresce parlando di purezza ed individuando nemici nell’altro, nel musulmano, il povero o chi rappresenta appunto l’integrazione. C’è un problema gigantesco di educazione e di formazione, direi di sbandamento della società occidentale che produce anche questo.

D. - Ma che cosa significa parlare di dialogo in un contesto che attraversa un po’ tutta l’Europa?

R. - L’idea che l’Europa sia una “fortezza” è un non-senso. L’Europa ha un grande bisogno di immigrati, non può essere un Paese chiuso all’inclusione. E’ un luogo di speranza e di futuro per tante persone. Essere se stessi - cioè essere Europa - significa porsi anche la responsabilità di questo ruolo nel mondo, altrimenti l’Europa smette di essere Europa e diventa un piccolo luogo provinciale, che pensa ai soldi e non ha alcun senso e significato politico internazionale. Bisogna lavorare per arrivare ad una cultura che non crei nemici.

D. - Per poter dialogare e costruire una cultura che non crei nemici quanto è importante, però, avere anche un’identità chiara?

R. - E’ fondamentale. Chi dialoga ha sempre un’identità chiara. Chi ha paura del dialogo è incerto di chi è. Non esiste l’identità senza l’altro, l’identità è sempre relazione. Il dialogo non è: “Io rinuncio alle mie cose, tu rinunci alle tue e diventiamo una terza cosa che è un po’ di plastica”. In realtà, più entriamo profondamente nelle nostre radici, anche religiose e culturali, più c’è spazio per l’altro.

D. - Alcuni ritengono che la società multiculturale, però, sia impossibile. C’è chi parla di “Eurabia”, riferendosi alla chiusura e al desiderio che avrebbero i musulmani di instaurare la sharia nei confronti delle terre in cui sono arrivati…

R. - Penso sia un’affermazione talmente generalizzata rispetto al miliardo di musulmani che hanno così tante sfumature, storie così diverse tra loro... La società multiculturale fatta ad isole è un errore, l’integrazione sociale è una necessità, un valore ed è questo che fa la differenza. Chi lo fa meglio, chi lo fa per primo, ci guadagna di più.

D. - Cosa fare a livello politico per arginare le derive xenofobe e neo-naziste?

R. - Innanzitutto direi che le classi dirigenti devono aiutare a ridimensionare i toni, a non usare una “cultura del nemico”. Poi, per quello che riguarda la crescita di un fenomeno marginale come quello che possiamo definire “neo-nazista” o di intolleranza xenofoba in Europa, questo è il vero problema che dobbiamo affrontare. Si tratta di un problema educativo, spirituale, culturale, politico, civile e di ordine pubblico, ma il dibattito è sempre spostato su altro. (vv)







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