Un congolese in marcia sulla Via Francigena per chiedere più attenzione al suo Paese
Un viandante africano in marcia per venti giorni sulla Via Francigena - da Reggio
Emilia a Roma - per attirare l'interesse della gente e della comunità internazionale
sulla difficile situazione della Repubblica Democratica del Congo, a pochi mesi dalle
elezioni presidenziali.E' la piccola grande impresa compiuta nelle scorse
settimane dal congolese John Mpaliza che da 17 anni vive in Italia e lo scorso
anno ha compiuto un pellegrinaggio analogo lungo il Cammino di Santiago per sensibilizzare
persone comuni e rappresentanti istituzionali sulla sorte del suo Paese. Fabio
Colagrande lo ha intervistato.
R. – Mi chiamo
John Mpaliza, sono un cittadino congolese - nello specifico della Repubblica Democratica
del Congo - ed ho 42 anni. Sono un ingegnere informatico, vivo in Italia da 17 anni
e da 13 risiedo a Reggio Emilia, dove lavoro come programmatore-sistemista. Sto camminando
in primis perché il nostro Paese non è molto conosciuto, né in Italia né in Europa,
nonostante sia un Paese molto grande e ricco di risorse. Poi cammino per sensibilizzare
le persone sulla situazione in cui versa questo bellissimo Paese, per informare la
gente comune – ed anche le istituzioni che ho potuto incontrare -, in particolar modo
i giovani, su quanto è successo e continua a succedere in Congo. C’è stata una guerra
economica che ha causato sei milioni di morti, c’è stato un genocidio, ci sono stati
dei crimini di guerra. Tutto questo è riportato nel dossier dell’Onu rilasciato lo
scorso anno, chiamato “Dossier Mapping”. Però, nonostante ciò, non si è fatto nulla
per far emergere questa situazione, per farla conoscere. Io sto camminando per questo:
incontrare gente e spiegare loro la situazione del mio Paese.
D. – Perché
credi sia importante aumentare la conoscenza del tuo Paese?
R. – Intanto
perchè così ci conosciamo meglio. Poi perché a novembre, in Congo, ci saranno le elezioni
e bisognerebbe evitare che succeda di nuovo quello che è successo nelle ultime elezioni.
Dobbiamo sperare che vada tutto bene perché, considerando che c’è stato un genocidio
in questo Paese - e nessuno è stato punito per questo o comunque non se ne è neanche
parlato - se le cose dovessero andar male chi ha commesso questi crimini potrebbe
ripeterli tranquillamente. Quindi, vorrei intanto sensibilizzare i cittadini italiani,
europei e tutti quelli che ci ascoltano ma anche le istituzioni, in modo che si rimanga
in allerta, perché sappiamo che le elezioni, in Paesi come i nostri, sono sempre alquanto
complicate. Bisogna rimanere in allerta, serve che tutti sappiano, che i nostri connazionali
ed i nostri dirigenti siano a conoscenza del fatto che il mondo li guarda. Questo
è davvero molto importante. Si deve far emergere questa situazione, perchè le multinazionali
che ci sfruttano – come ha spiegato anche l’Onu – devono sentire che c’è qualcuno
che sa o che “li controlla”. Spero che così possano prendere le cose che devono prendere,
come i minerali, e prenderle in modo sostenibile, aiutando il popolo. (vv)