2011-07-26 14:27:44

Somalia: l’impegno della Chiesa per l'emergenza umanitaria


Continua l’impegno della Chiesa per assistere le popolazioni somale in fuga dalla fame e dalla guerra che si sono rifugiate negli Stati limitrofi, in particolare in Kenya. Mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, in qualità di Presidente di Caritas Somalia, ha nominato come sua assistente Suzanna Tkalec, del Catholic Relief Services (Crs). La signora Tkalec, secondo quanto riferisce mons. Bertin all’agenzia Fides, avrà i seguenti compiti: fornire aggiornamenti settimanali sulla situazione in Somalia e sui rifugiati somali in Kenya ed Etiopia; mantenere i contatti con le altre Caritas che operano a Nairobi a favore dei rifugiati somali; partecipare alle riunioni di coordinamento con le altre agenzie umanitarie presenti a Nairobi. Anche il Jesuit Refugee Service (Jrs) ha annunciato l’intensificazione delle sue attività in Etiopia e Kenya per aiutare i rifugiati somali. Secondo un comunicato le squadre del Jrs nei campi di Nairobi e Kakuma assistono 12.500 persone, offrendo supporto educativo, distribuendo cibo ed altri beni essenziali, oltre a fornire assistenza medica, psicologica e finanziaria. Tra le persone più vulnerabili che ricevono assistenza vi sono i malati mentali e le donne che hanno subito o rischiano di subire violenze sessuali. In Etiopia, ad Addis Abeba, il Jrs assiste 4.000 somali, ed è nella fase finale delle trattative con l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) per fornire assistenza psicosociale ed educativa nel campo di Dollo, dove sono accolti oltre 100.000 somali. Sempre secondo l'Unhcr, circa 40.000 persone hanno raggiunto Mogadiscio nel solo mese di luglio, alla ricerca di viveri e acqua potabile mentre altre 30.000 si sarebbero accampate in campi profughi alla periferia della capitale. Nella ‘contabilità’ dell’emergenza si stima inoltre che siano circa un migliaio al giorno i profughi che approdano nella capitale contesa – alcuni quartieri sotto il controllo del governo federale altri nelle mani degli insorti ‘Shebab’ – ogni giorno. “Il cibo non basata per tutti e questo, al momento della consegna, provoca baruffe e litigi, puntualmente sfociati in saccheggi, con l’immediata conseguenza di lasciare a mani vuote i più piccoli, anziani e deboli” ha precisato Vivian Tan, portavoce dell’organismo dell'Onu. (R.P.)







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