2011-07-26 14:35:46

Siria: la legge sul multipartitismo non ferma la protesta


Svolta storica o farsa? Questo quanto si chiedono gli osservatori in merito alla riforma sul multipartitismo varata ieri in Siria dal governo di Damasco dopo mesi di dure proteste contro la presidenza Assad. L’opposizione, intanto, non recede e afferma che la nuova legge non è altro che un modo per cercare di sedare la piazza. Intanto gli Stati Uniti puntano il dito contro il governo di Damasco, il cui atteggiamento - secondo Washington - è condannabile a causa della brutale repressione su persone innocenti. Sulla legge che apre al multipartitismo, Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Erik Salerno, esperto dell’area mediorientale del quotidiano “Il Messaggero”:RealAudioMP3

R. – E’ sicuramente un tentativo di trovare una soluzione alla grossa crisi siriana. C’è una parte dell’opposizione che vorrebbe soltanto la fine del regime di Assad, non c’è dubbio, e c’è una parte invece che cerca di salvare l'attuale assetto istituzionale perché, tutto sommato, per anni ha significato per il Paese stabilità.

D. – E’ possibile che l’opposizione siriana, di fronte a quanto successo in Tunisia e in Egitto, punti all'unico obiettivo di destabilizzare definitivamente la presidenza di Assad per aprire ad un nuovo corso?

R. – C’è una cosa importante in questi giorni da dire: tutti stanno vedendo che in fondo questa “primavera araba” non sta proprio funzionando negli altri Paesi. Ci sono difficoltà importanti in Tunisia e soprattutto in Egitto. Comincia ad arrivare un po’ di scetticismo nelle strade dei Paesi arabi che sono ancora agitati e questo ovviamente è un’arma che ha in mano anche Assad, per dire: “Guardate, non pensate di poter arrivare a tutto quello che cercate; forse possiamo insieme portare il Paese verso qualcosa di diverso”.

D. – Dal punto di vista più globale, come la comunità internazionale guarda a questo periodo così caldo a Damasco e nelle altre città siriane?

R. – Stanno tutti guardando a quello che sta succedendo, non soltanto a Damasco, ma anche altrove. Il mondo siriano, oltretutto, ha dovuto guardare anche all’atteggiamento venuto dai Paesi occidentali, molto meno decisi nei confronti del regime siriano di quanto non siano stati nei confronti di quello egiziano, rispetto all’idea di un cambiamento di regime. Sì, ci sono state sanzioni, si è parlato del fratello di Assad, si è parlato di Assad stesso, però abbiamo sempre visto che tutto il mondo ha dato credito a Damasco, sperando ancora nel cambiamento. Questo tentativo del multipartitismo, e soprattutto di togliere al partito Baath il potere assoluto, è un’iniziativa che teoricamente potrebbe avere un aspetto sufficiente a calmare la piazza siriana per adesso.

D. – Che identità ha l’opposizione siriana?

R. – Non c’è dubbio che all’interno di questa protesta troviamo un po’ tutta la società siriana: sia quella parte che è stata più legata al potere, che altri elementi più lontani. Probabilmente, però, chi cerca dei cambiamenti, quantomeno nella direzione giusta, troverà in questa legge sul multipartitismo un primo tentativo di cambiare la realtà, di portare il Paese verso una democrazia diversa. Ovviamente la cosa importante è far arrivare il Paese ad una situazione in cui non vi sia più lo Stato di polizia che ha imperato per tutti questi anni, ma un qualcosa di più liberale. Quando succederà, se succederà, è l’unico modo, ovviamente, per i siriani di dire: "Siamo riusciti in qualche modo a cambiare il nostro Paese". (ap)







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