2011-07-26 14:28:59

Nuovi documenti attestano il ruolo di Pio XII nella salvezza di migliaia di ebrei romani


Papa Pio XII salvò la vita a più di 11.000 ebrei a Roma durante la Seconda guerra mondiale. Lo testimonierebbero alcuni documenti ritrovati dal ricercatore tedesco Micheal Hesemann negli archivi della chiesa di Santa Maria dell'Anima, la chiesa nazionale della Germania a Roma. Hesemann è il rappresentante per la Germania della fondazione “Pave the Way”, fondata negli Stati Uniti dall’ebreo Gary Krupp, con lo scopo di promuovere il dialogo tra le religioni. “Molti hanno criticato Pio XII per essere rimasto in silenzio durante gli arresti del 16 ottobre 1943 e quando i treni lasciarono Roma con 1.007 ebrei mandati al campo di concentramento di Auschwitz”, ha affermato Krupp in una dichiarazione inviata all’agenzia Zenit, ma “nuove scoperte provano che Pio XII agì direttamente dietro le quinte per far terminare gli arresti alle 14.00 dello stesso giorno in cui erano iniziati, e che non riuscì a fermare il treno dal destino tanto crudele”. “La mattina del 16 ottobre 1943 il Papa seppe dell'arresto degli ebrei e inviò immediatamente una protesta ufficiale vaticana all'ambasciatore tedesco, sapendo che non avrebbe avuto esito”, ha aggiunto Krupp. “Il Pontefice inviò allora suo nipote, il principe Carlo Pacelli, dal vescovo austriaco Alois Hudal, guida della chiesa nazionale tedesca a Roma, che era, secondo alcuni, cordiale con i nazisti e aveva buone relazioni con loro. Il principe Pacelli disse a Hudal che era stato inviato dal Papa, e che Hudal doveva scrivere una lettera al governatore tedesco di Roma, il generale Stahel, per chiedere di fermare gli arresti”, ha continuato il fondatore di “Pave the Way”. Nella lettera del vescovo Hudal al generale Stahel si leggeva infatti: “proprio ora, un'alta fonte vaticana mi ha riferito che questa mattina è iniziato l'arresto degli ebrei di nazionalità italiana. Nell'interesse di un dialogo pacifico tra il Vaticano e il comando militare tedesco, le chiedo urgentemente di dare ordine di fermare immediatamente questi arresti a Roma e nella zona circostante. La reputazione della Germania nei Paesi stranieri richiede una misura di questo tipo, e anche il pericolo che il Papa protesti apertamente”. La lettera venne poi consegnata a mano al generale Stahel da un confidente di Papa Pio XII, il sacerdote tedesco Pancratius Pfeiffer, superiore generale della Società del Divin Salvatore, che conosceva personalmente Stahel. La mattina dopo, il Generale rispose al telefono: “Ho girato subito la questione alla Gestapo locale e a Himmler personalmente. Himmler ha ordinato che, considerato lo status speciale di Roma, gli arresti siano fermati immediatamente”. Il sacerdote gesuita Peter Gumpel, alto giudice della causa di beatificazione di Pio XII, ha confermato questi eventi, dichiarando di aver parlato personalmente con un generale tedesco, Dietrich Beelitz, che ascoltò la conversazione telefonica tra Stahel e Himmler e confermò che il generale Stahel aveva usato con Himmler la minaccia di un fallimento militare se gli arresti fossero continuati. In un altro documento ritrovato, intitolato “le azioni dirette per salvare innumerevoli persone della nazione ebraica”, si afferma che il vescovo Hudal riuscì, attraverso i suoi contatti con Stahel e con il colonello von Veltheim, a ottenere che “550 istituzioni e collegi religiosi fossero esentati da ispezioni e visite della polizia militare tedesca”. “Migliaia di ebrei locali a Roma, Assisi, Loreto e Padova si salvarono grazie a questa dichiarazione”, ha detto Krupp, che poi ha aggiunto di nutrire la sincera speranza che i rappresentanti degli studiosi della comunità ebraica romana compiano ulteriori ricerche su questo materiale originale. “Scopriranno che la stessa esistenza oggi di quella che Papa Pio XII chiamava 'questa vibrante comunità' è dovuta agli sforzi segreti di questo Papa per salvare ogni vita”, ha concluso Krupp:“Pio XII ha fatto ciò che ha potuto, mentre era sotto la minaccia di invasione, di morte, circondato da forze ostili e con spie infiltrate”. (M.R.)







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