Pakistan: continua il dramma di Farah Hatim, la donna costretta a convertirsi all'islam
Farah Hatim, una donna cristiana di 24 anni, residente a Yar Khan nel Punjab meridionale,
è stata rapita l’8 maggio da Zeehan Ilyas e dai suoi fratelli Umran e Gulfam ed è
stato obbligata a convertirsi e a sposare il suo rapitore. La Chiesa cattolica e le
organizzazioni di diritti umani - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno condannato
l’atto e hanno chiesto un’azione contro questa violazione dei diritti umani. La commissione
Giustizia e pace ha portato il caso in tribunale; e da allora la polizia non ha smesso
di minacciare la famiglia della ragazza. Il giudice Khawaja Mir ha trasferito il caso
alla Corte suprema, a causa della sensibilità della materia. L’appello alla Corte
suprema è stato presentato dalla commissione Giustizia e pace e dall’All Pakistan
Minorities Alliance (Apma). La Corte suprema di Bawalphur ha chiesto al responsabile
di polizia distrettuale Rahim Yar Khan e alle famiglie di presentarsi in tribunale
il 20 luglio. Il giudice ha chiesto a Farah Hatim se è stata rapita, o è andata con
Zeehan Ilyas di sua volontà, e dopo qualche minuto di silenzio la donna ha risposto:
“Di mia volontà”. Dopo poche altre domande, il giudice ha annunciato che Farah vivrà
con la sua nuova famiglia. Farah Hatim è scoppiata a piangere quando la Corte ha annunciato
la decisione. A Farah Hatim sono stati concessi alcuni minuti per incontrare la sua
vecchia famiglia. Il fratello di Farah ha dichiarato: “Sono shoccato da quello che
Farah ha detto in tribunale. E’ minacciata, e ogni speranza che possa tornare è svanita.
Perché noi? Perché dobbiamo affrontare tutto questo? Solo perché siamo cristiani?”.
Secondo la commissione Giustizia e pace, “Farah è diventata vittima del racket della
prostituzione. Zeeshan IIyas ha cercato di spingerla alla prostituzione quando era
ancora studentessa allo Sheikh Zaid Medical College a Rahim Yar Khan, ma lei ha rifiutato.
Allora Zeehan IIyas si è vendicato. La decisione attuale su Farah è possibile perché
è incinta, e teme che la sua famiglia venga uccisa se cerca di tornare; e anche se
avesse scelto la via coraggiosa del ritorno, non sarebbe stata accettata dalla società
perché è stata rapita e stuprata. La paura del rigetto è anche una possibile ragione
delle sue dichiarazioni”. La commissione Giustizia e pace denuncia che “migliaia di
ragazze delle comunità di minoranze sono rapite e forzate a sposarsi. Stiamo lottando
contro il cancro dei rapimenti e dei matrimoni forzati”. La famiglia Hatim, disperata,
fa appello alle più alte autorità, affinché compiano delle azioni, o facciano leggi
contro i matrimoni forzati, e le conversioni forzate. “Non vogliamo che questo accada
a nessun’altra ragazza. Abbiamo perso nostra sorella, il dolore è grandissimo. Ci
prendono a bersaglio perché siamo una minoranza, chiediamo che il governo non abbandoni
le minoranze”, ha dichiarato in lacrime il fratello maggiore di Farah, fuori dal tribunale.
(R.P.)