Roma, Trastevere in festa per la tradizionale processione della “Madonna fiumarola"
Ritrovata nel 1535 dai barcaioli del Tevere, la statua della Madonna del Carmine è
conservata nella piccola chiesa di Sant’Agata, nel rione di Trastevere, che presenta
le tracce più antiche della presenza cristiana a Roma. Nel giorno della festa della
Madonna del Carmine, come si ripete ogni anno dal 2000 grazie alla Confraternita della
Madonna del Carmine, ha attraversato in processione tutte le strade del quartiere.
Per l’intera settimana è rimasta nella chiesetta, esposta alla venerazione dei fedeli.
Oggi si svolgerà la suggestiva rievocazione del suo ritrovamento. Don Matteo Zuppi,
commissario della Confraternita, descrive al microfono di Antonella Palermo
questo rito, così caro ai romani:
R. – L’immagine
della Madonna fu trovata sul Tevere – questa è la tradizione – per cui l’immagine
verrà messa su una piccola imbarcazione e scenderà all’imbrunire lungo il Tevere,
accompagnata dalla Confraternita. Vi sarà mons. Benedetto Tuzzi, vescovo ausiliare
di Roma, e poi, arrivata a ponte Garibaldi, risalirà e sarà condotta nella Basilica
di Santa Maria in Trastevere, dove resterà per la venerazione tutta la notte, e domani
percorrerà le altre strade del rione di Trastevere, per tornare poi di nuovo a Sant’Agata.
Quindi, è molto suggestiva, perché è un’immagine tipica questa della Madonna, che
scende per il Tevere. Tevere vuol dire anche qualcosa che attraversa tutta la città
e l’acqua è ciò che dà la vita. Noi crediamo appunto che Maria ci conduca a Gesù,
che è quella fonte della vita che può rispondere ad una sete così profonda e così
drammatica qualche volta, che segna la vita degli uomini.
D. – Quali
sono le speranze, le richieste che i fedeli affidano a questa Madonna?
R.
– Veramente un po’ di tutto. Negli ultimi anni abbiamo tolto le candele elettriche
e abbiamo rimesso i lumini e le candele di cera. Quanti lumini accessi, accompagnati
dai piccoli fuochi di preghiera, che abbiamo lasciato appunto a disposizione dei fedeli,
pieni delle richieste più drammatiche, più profonde, più personali e anche di tanto,
tanto ringraziamento. Quante richieste di compagnia, di vicinanza, ovviamente di guarigione.
Questo fa parte, se vogliamo, della debolezza, della fragilità umana. quante richieste
di non essere soli, di sentire l’amicizia degli altri. Sono tantissime! (ap)