2011-07-24 14:44:54

Norvegia, sei arresti collegati agli attacchi di venerdì. Almeno 92 i morti


Sei persone sono state arrestate ad Oslo dalla polizia nell'ambito di un'operazione avviata oggi in connessione con le stragi di venerdì scorso. Lo riferiscono diversi mezzi di informazione, ma al momento non vi è alcuna conferma ufficiale dalle autorità norvegesi. Intanto il bilancio del doppio attentato è salito ad 92 morti, cinque dispersi nel lago Tyriefjord e fra gli oltre 90 feriti circa 10 versano in condizioni critiche. E mentre il Paese resta sotto choc, continuano ad emergere i particolari dell’attacco e l’identikit del killer, Anders Breivik, che ieri ha confessato l’atroce massacro. Marco Guerra:RealAudioMP3

Anders Breivik ha confessato il duplice attacco nel centro di Oslo e al raduno dei giovani laburisti sull’isola di Utoya. Secondo le indiscrezioni riportate dal suo legale, Breivik ha inoltre affermato di aver agito da solo. Un "atto atroce, ma necessario ", ha detto l’uomo al suo avvocato. Le autorità hanno spiegato che Breivik stava preparando l'attentato almeno dal 2009, secondo quanto scritto su un memoriale di 1.500 pagine pubblicato da lui stesso sul web. Nel testo Breivik spiega nei dettagli i preparativi, invocando "l'uso del terrorismo come mezzo per risvegliare le masse" e definendosi "il più grande mostro dopo la seconda guerra mondiale". Per il momento, l’unico autore accertato resta Breivik ma gli inquirenti stanno indagando su eventuali complici, soprattutto negli ambienti dell’estrema destra nord-europei. Intanto, emergono i particolari di un’azione pianificata minuziosamente, il cui obiettivo era uccidere quante più persone possibile. Un attacco che ha trovato impreparata le forze di sicurezza norvegesi, che ha impiegato un'ora e 30 minuti ad intervenire sulla scena del massacro di Utoya. Un ritardo attribuito alle difficoltà a trovare rapidamente un elicottero di intervento. E sullo sfondo di questa tragedia nazionale, la più grave dal dopo guerra, restano tanti interrogativi che animano la società norvegese, da sempre considerata fra le più aperte e tolleranti del continente europeo.

Ma cosa c’è dietro questo duplice attentato e perché questi drammatici attacchi colpiscono proprio alcune nazioni dell’occidente che sembrano più immuni ai messaggi dell’intolleranza e della violenza? Marco Guerra lo ha chiesto Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:RealAudioMP3

R. – Che cosa ci sia dietro alla strage, compiuta da quest’uomo giovane, è difficile dirlo. Certamente, c’è una costante ed è che questi fenomeni tragici avvengono principalmente in Paesi nordici o con caratteristiche da Paese nordico, come certi luoghi degli Stati Uniti. Io credo che sia una cultura per alcuni aspetti un po’ plumbea e molto basata sul senso della colpa sociale, cioè della costrizione sociale, e anche una società dove c’è molta apertura, ma un’apertura bilanciata da un senso della privacy, e quindi dell’individualismo quasi ossessivo. In questo terreno è più facile che avvengano certi episodi.

D. – L’analisi di questi eventi non chiede anche risposte che vanno al di là della politica e che vanno ricercate negli aspetti più profondi che formano l’identità di un essere umano?

R. - Indubbiamente. D’altra parte ogni essere umano è un mistero, un unicum e quindi in questo unicum ci può stare di tutto. Detto questo, io credo però che un minimo bisogna considerare anche il grado di cultura politica in cui è maturato questo Anders Breivik. Breivik è stato per 10 anni membro tesserato del Progress party che sulla propaganda anti islamica, anti multiculturalismo e anti su molte altre cose messe insieme, anche pretestuosamente, ha impostato tutta la campagna elettorale del 2009. Fermo restando che una persona giovane di 32 anni che raduna un sacco di giovani e poi gli spara addosso a sangue freddo è certamente folle.

D. – Guardando all’identikit di Breivik vediamo che è stato definito “fondamentalista cristiano”, “massone”, “xenofobo”… Sono state trovate citazioni di Orwell e Machiavelli… Insomma presenta una personalità molto complessa …

R. - E’ uno squilibrato che manifestava certe “idee”… D’altra parte, anche nel 2005, i giovani pachistani che si fecero saltare nella metropolitana di Londra, che almeno all’apparenza erano perfettamente inseriti nella società inglese, frequentavano le scuole inglesi, avevano amici, vicini di casa inglesi, erano ugualmente folli. Io credo che vada tenuto in conto - anche al di là dell’episodio di Oslo – che da anni in Europa sta maturando una cultura dell’intolleranza, che non è solo anti islamica ma anche, per esempio, fortemente anti semita. Dobbiamo preoccuparci e forse avere anche un poco di paura.

D. – C’è un rischio di emulazione nel vecchio continente?

R. – Non credo che ci sia un rischio maggiore rispetto a prima perché questi episodi nei Paesi nordici e nei Paesi anglosassoni sono purtroppo relativamente frequenti. Quindi non credo che ci sia un rischio di emulazione più di quanto non fosse esistente già prima. (bf)







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