Somalia: gli integralisti Shabaab chiudono l'accesso alle organizzazioni umanitarie
Nonostante la gravissima crisi che ha colpito i Paesi del Corno d’Africa, i miliziani
integralisti somali, al Shabaab, hanno annunciato che non permetteranno l’accesso
alle organizzazioni umanitarie nei territori sotto il loro controllo. L’accusa che
questi gruppi vicini ad al Qaeda rivolgono alle Nazioni Unite è quella di esagerare
deliberatamente i dati su carestia e siccità per finalità politiche. Il Palazzo di
Vetro ha annunciato: “Continueremo le operazioni umanitarie”. Sulle motivazioni della
presa di posizione degli al Shabaab, abbiamo sentito Marco Rotelli, segretario generale
di Intersos, organizzazione non governativa che da anni opera in Somalia: R. – Purtroppo
la Comunità internazionale è abbastanza abituata a questi proclami politici di al
Shabaab. Le motivazioni che porta il portavoce sono di carattere politico o religioso;
ritiene che l’influenza internazionale possa essere un problema per la comunità somala
che a suo avviso sta intervenendo e sta supportando i più vulnerabili in questa fase
critica della siccità e della carestia in Somalia; inoltre presenta problematiche
di carattere religioso, accusando la comunità internazionale di portare i somali verso
Paesi a matrice cristiana.
D. - Intanto in tutto il Corno d’Africa si
continua a morire e a soffrire. Quali sono i dati che avete a vostra disposizione?
R.
- I dati sono terribili, si parla di oltre 10 milioni di persone coinvolte da questa
carestia. L’epicentro si trova nelle regioni centromeridionali della Somalia, ovvero
le aree largamente controllate dal movimento di al Shabaab. Le conseguenze sulle persone
sono gli effetti di un terribile mix di conflitto, fenomeni naturali e soprattutto
del mancato accesso umanitario in queste aree. Da anni non si riesce ad intervenire
come la Comunità internazionale vorrebbe e le conseguenze non sono altro che il degenerare
di questa situazione.
D. - Sembra che ci sia una situazione estremamente
caotica e quindi difficoltosa nel portare gli aiuti e nell’organizzare gli interventi
umanitari? R. – La situazione è caotica perché abbiamo centinaia di migliaia
di persone che si spostano dalla Somalia centromeridionale verso i campi in Etiopia
e nel nord del Kenya. Ricordiamo che tutti e due sono Paesi piuttosto poveri e con
estreme difficoltà sia economiche che generali ma anche loro colpiti dalla siccità.
Quindi, la crisi si sta già allargando. Il fatto di avere centinaia di migliaia di
persone che vinte dalla fame e dalla carestia si spostano fuori dai confini somali
non fa altro che ridurre ancor di più la capacità della Somalia di riemergere da una
situazione ormai assolutamente ingestibile. Sono vent’anni che questo Paese è al collasso,
in assenza totale di un controllo reale politico e quindi di una speranza di risollevamento.
La situazione, se va avanti così, non potrà che peggiorare. Se non si interviene come
Comunità internazionale in maniera più convinta, trovando forme di dialogo anche con
al Shabaab, la situazione non potrà che arrivare a un disastro ancora più totale di
quanto non lo sia oggi.