2011-07-23 14:19:24

Indonesia. Sos della Chiesa protestante di Bogor: i cristiani a rischio di una “persecuzione di massa”


La “Chiesa Cristiana Indonesiana” (Gereja Kristen Indonesia, GKI) – denominazione della Chiesa protestante con forte presenza di comunità nell’isola di Giava – continua la sua lotta per la legalità e la giustizia, contro le angherie delle autorità civili di Bogor. La cittadina si trova nell’area della “megalopoli Giacarta”, dove si registrano tensioni fra gruppi estremisti dell’Islamic Defenders Front (FPI) e comunità cristiane. La GKI da tempo ha ricevuto una regolare autorizzazione a costruire una chiesa a Bogor. Ma la realizzazione dell’opera viene impedita dai militanti islamici e anche dalla posizione sfavorevole del sindaco di Bogor, Diani Budiarto, che ha emesso un provvedimento di revoca del permesso. Il sindaco, notano i fedeli, “si rifiuta di eseguire un ordine della Corte Suprema e di ripristinare la legalità a Bogor”. La GKI, data l’ostilità e l’abuso di potere delle autorità civili, ha diffuso un appello, inviato all’Agenzia Fides, in cui si lancia un “SOS” e si afferma che, data la crescente tensione, “i fedeli cristiani sono esposti al rischio di persecuzione di massa”. L’appello stigmatizza l’atteggiamento di “intolleranza e di tirannia dei rappresentati del governo” che, nascondendosi dietro le proteste della popolazione locale, non fanno rispettare la legge, perpetrando una autentica ingiustizia. Il mancato intervento delle autorità, avvisa la GKI, “può generare violenze, in quanto i militanti islamici cercano di impedire che si svolgano le assemblee della Chiesa”. I fedeli della GKI, infatti, nonostante la legge sia dalla loro parte, da oltre due anni, non avendo una chiesa, sono costretti a riunirsi e celebrare i riti in strada, con tutti i relativi problemi, le limitazioni, la vulnerabilità, i rischi per la sicurezza. Quella del sindaco Budiarto – afferma la GKI – è una vera e propria “sfida al diritto”, che impedisce arbitrariamente la libertà di culto. Nell’ultima riunione del Consiglio comunale di Bogor, tenutasi il 15 luglio scorso, hanno parlato alcuni rappresentanti che hanno lanciato “intimidazioni e minacce di mobilitazione di massa”, contro i cristiani della GKI, invitandoli a mettere fine alle assemblee in strada. Nessuno però, denuncia la GKI, “ha voluto ascoltare le spiegazioni dei cristiani, ha alzato la voce per tutelarne i legittimi diritti, o ha ricordato il verdetto della Corte Suprema”. I cristiani della GKI ritengono che “la revoca del consenso a edificare la chiesa”, emessa dal sindaco, sia totalmente nulla e, appellandosi al governo centrale, chiedono la protezione delle autorità. I fedeli si dicono pronti a continuare la loro campagna per la difesa dei lori diritti e per la libertà di culto in Indonesia: “Ci auguriamo che la Repubblica di Indonesia, basata sulla Pancasila, sappia davvero proteggere i propri cittadini, in base alle garanzie assicurate dalla Costituzione del 1945” conclude il testo. La GKI ha di recente incassato il sostegno di alcuni rappresentanti della “Nahdlatul Ulama” (NU), la maggiore organizzazione musulmana indonesiana, promotrice di un islam moderato. I membri della NU, di fronte alla disputa di Bogor, hanno affermato “la supremazia del diritto” e condannato ogni atto di violenza “contro le minoranze di qualsiasi religione”.








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