Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 17.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta tre parabole
in cui Gesù spiega quale sia l’atteggiamento di chi è davvero convertito. Nella prima
parabola il Signore dice:
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto
nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi
averi e compra quel campo”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il
commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Tre personaggi
diversi sono i protagonisti delle tre parabole del Vangelo: un bracciante agricolo
che lavora un campo non suo ma poi lo compra far suo il tesoro che vi è nascosto.
Un ricco mercante di perle preziose, che trova una perla preziosa e rara e vende tutto
per comprarsela. E poi i pescatori che sanno riconoscere i pesci buoni e gettano via
quelli che nessuno comprerebbe. Ma sono protagonisti solo in apparenza, i veri elementi
centrali sono il tesoro e la perla: per averli in possesso si vende tutto. La vendita
dei beni non provoca disagio, ma pienezza di gioia: perché la scoperta è occasione
decisiva della vita. E anche per i pescatori non è la quantità che conta, ma la qualità.
Esempi presi dalla vita pratica, facili da capire: più difficile però è realizzare
la scelta decisiva. Si tratta di due facce della stessa medaglia: da una parte rendersi
conto del valore di quanto trovato; dall’altra avere il coraggio di rinunciare al
resto, perché inferiore di valore. Il vero tesoro è il Vangelo, o meglio ancora l’essere
discepoli del Signore. Per seguirlo davvero bisogna che tutto il resto conti meno,
che si sappia fare un discernimento decisivo, e anche una conversione totale. Per
noi davvero il regno di Dio è la cosa più preziosa che abbiamo trovato?