'Noi cattolici
volevamo essere presenti, ma sapevamo che le manifestazioni sarebbero state strumentalizzate
dai più violenti. Per questo, con un po' di anticipo, organizzammo a Genova una sorta
di G8 cattolico per dire la nostra sui temi della globalizzazione. Sapevamo che durante
i cortei successivi non avremmo avuto la possibilità di far emergere il nostro pensiero
in termini dialogici e culturali'. Lo ricorda il vescovo Domenico Sigalini, assistente
generale dell'Azione Cattolica italiana a dieci anni dai tragici giorni del G8 di
Genova. 'I cattolici che scesero in piazza nel luglio 2001 furono un po' imprudenti'
prosegue il presule. 'Io, avendo vissuto il '68 a Milano, conoscevo il rischio di
certe manifestazioni che sono spesso controllate dai più violenti. Ecco perché noi
dal punto di vista culturale volevamo che il cristianesimo non fosse assente da questa
ricerca di giustizia globale, ma volevamo anche distinguerci da certi metodi'. 'Comunque
- conclude mons. Sigalini - va ribadito che i cristani debbono essere dentro - in
termini pacifici - a tutte le realtà che salvaguardano il creato e s'impegnano per
la pace e l'equità sociale'. 'Il movimento no-global del 2001 era molto articolato
e pieno di contraddizioni - spiega l'economista Riccardo Moro - ma aveva dentro di
sé fermenti politici molto interessanti che continuano anche oggi, mentre la spinta
violenta si è esaurita con la tragica morte di Carlo Giuliani'. Il prof. Moro fu il
coordinatore di Sentinelle del mattino, la rete dell’associazionismo cattolico italiano
che condivise un impegno culturale, educativo e di azione comune, sui temi della
globalizzazione, proprio a partire dal G8 di Genova. 'In quell'occasione - spiega
- i cattolici diedero un contributo di qualità elaborando, assieme agli altri, proposte
autorevoli- come la cancellazione del debito dei Paesi poveri, l'abolizione dei paradisi
fiscali, la creazione della Tobin Tax - che sono ancora oggi di grande attualità'.
'Credo sia inutile - conclude Moro - accusare i cattolici di ingenuità in quell'occasione.
Sbagliò chi alzò i toni e cercò la violenza, ma ci furono colpe ancora più gravi da
parte delle forze dell'ordine che colpirono indiscriminatamente i manifestanti provocando
il caos'. (di Fabio Colagrande)