La Santa Sede all'Onu: fermare il traffico illecito di armi
Le armi non possono essere trattate come qualsiasi altra merce: così la Delegazione
della Santa Sede all’Onu ha ricordato il grave costo in termini di vite umane del
traffico illecito di armi. La Delegazione è intervenuta alla terza sessione dell’assemblea
Onu, che si è svolta tra l’11 e il 15 luglio, dedicata alla preparazione del Trattato
sul commercio delle armi che si vorrebbe votare ad una Conferenza prevista nel 2012.
La Delegazione era formata tra gli altri dall'arcivescovo Francis Chullikatt, Osservatore
Permanente presso le Nazioni Unite; Paolo Conversi, della sezione Relazioni con gli
Stati della Segreteria di Stato; mons. Mauro Cionini, Segretario della Rappresentanza
vaticana ed esperto delle questioni di disarmo. Il servizio di Fausta Speranza:
“La proliferazione
di qualunque tipo di armi incoraggia guerre locali, violenza urbana e uccide ogni
giorno troppe persone nel mondo”. Da qui – spiega la Delegazione della Santa Sede
all’Onu – “l’urgenza per la comunità internazionale di adottare uno strumento legale
contro il traffico illecito con standard riconosciuti e approvati a livello internazionale”.
“Sofferenze, conflitti, disordini, violazioni dei diritti umani, crisi umanitarie,
crimini, violenza, terrore” sono le conseguenze di quelli che la Santa Sede definisce
“gli irresponsabili affari fatti con le armi”. E la Delegazione sottolinea anche altri
effetti come “l’impatto negativo sulla condizione di donne e bambini e le conseguenze
in termini di rallentamento dello sviluppo integrale dei popoli”. La Santa Sede incoraggia
fortemente il processo che l’Onu sta portando avanti in sostanza dal 2006 per arrivare
all’adozione di un Trattato sul Commercio delle armi entro il 2012, che possa – spiega
la Delegazione della Santa Sede – “promuovere criteri vincolanti per regolare il commercio
di armi e munizioni come anche il commercio degli strumenti tecnologici per la loro
produzione”. C’è bisogno di “un forte, credibile, efficace e concreto strumento legale
internazionale” e tutto il processo per arrivarci è come un test - spiega la Delegazione
della Santa Sede - per verificare “la credibilità politica e la reale buona volontà
degli Stati ad assumersi la loro responsabilità morale e legale di rafforzare il regime
internazionale di controlli”. Per un Trattato che sia completo, inoltre, la Santa
Sede raccomanda di “non trascurare l’importanza dell’assistenza e dell’indennità alle
vittime delle armi”. In definitiva, “l’obiettivo principale – si legge - deve essere
la salvaguardia della vita umana e la costruzione di un mondo più rispettoso della
dignità dell’uomo, e non soltanto la regolazione del traffico illecito di armi”.