Sud Sudan: fedeli di tutte le religioni rendono l'ultimo omaggio a mons. Mazzolari
Si è tenuta ieri a Brescia una Messa in suffragio di mons. Cesare Mazzolari, vescovo
di Rumbek, morto sabato scorso in questa città del Sud Sudan. Nella città Lombarda
il presule era nato 74 anni fa. A presiedere la celebrazione, il confratello comboniano
mons. Antonio Menegazzo, gia amministratore apostolico della città sudanese di El
Obeid. E domani si terranno alle 10.00 a Rumbek, nella Cattedrale della Sacra Famiglia,
i funerali di mons. Mazzolari. Migliaia di persone in queste ore stanno rendendo l'ultimo
omaggio al vescovo scomparso, le cui spoglie sono state già tumulate nella Cattedrale:
non si tratta solo di cristiani, ma anche di musulmani e di seguaci delle religioni
tradizionali africane. Ma ascoltiamo mons. Antonio Menegazzo al microfono di
Eugenio Bonanata:
R. – So
che i vescovi, anche dal Nord, si sono già mossi per andare a Rumbek per i funerali
e, quindi, sarà un momento senz’altro di pianto e di dolore da parte della popolazione.
Io immagino la folla che parteciperà a questi funerali, perché mons. Mazzolari era
veramente stimato e amato dalla popolazione. La popolazione sentiva di essere amata
e vedeva in mons. Mazzolari un padre che la amava, un padre che si interessava di
lei, un padre che cercava di alleviare la sua sofferenza e la sua povertà. Ebbe compassione
per tutti, ebbe cura di tutti, fu generoso e questa generosità era una sorgente di
speranza e di conforto per tutti quelli che lui incontrava.
D. – Mons.
Mazzolari è stato tumulato nella cattedrale di Rumbek, come da sua volontà...
R.
– Aveva espresso, si vede, più di una volta la sua idea di rimanere in Sudan e di
essere sepolto proprio tra il suo popolo per continuare, quindi, questa vicinanza.
La sua tomba presente tra di loro continuerà senz’altro a dare conforto e coraggio
a questa popolazione, che incomincia una nuova vita, dopo la creazione del nuovo Stato
separato dal Sudan del Nord.
D. – Qual è il suo personale ricordo
di mons. Mazzolari?
R. – Nelle riunioni delle Conferenze episcopali
dove ci trovavamo, si sentiva il suo dolore per la situazione di povertà e di miseria,
di insicurezza, di guerra, per le morti, per le stragi che succedevano nel Sud Sudan.
Era veramente una persona che viveva il dolore degli altri e quindi cercava in tutti
i modi di alleviarlo. (ap)