2011-07-20 14:22:23

Kenya: la Commissione episcopale per la Salute lancia un piano d'azione con il governo


“La salute non è un privilegio, ma un diritto umano fondamentale”: Lo ha detto l’arcivescovo di Mombasa, mons. Boniface Lele, vicepresidente della Commissione per la Salute della Conferenza episcopale del Kenya (Kec). Il presule ha presentato, nei giorni scorsi, un piano d’azione della Commissione che prevede la ratifica di un accordo con il governo locale, così da implementare i servizi sanitari nazionali. In particolare, ha sottolineato mons. Lele, dal 1996 alla Chiesa manca il sostegno fiscale dello Stato per mandare avanti le opere di assistenza sanitarie. Un taglio dovuto alla riduzione della spesa pubblica nel settore. Tuttavia, dal 2006, si è lavorato alla stesura di un protocollo di intesa per il ripristino del contributo statale. Il 2009, poi, ha visto la firma di un memorandum tra il Ministero del servizio medico ed il Ministero della sanità pubblica. Ora, la Kec auspica che tale memorandum venga attuato, così da garantire, da una parte, l’accesso ai servizi sanitari per tutta la popolazione e, dall’altra, la sostenibilità e la vitalità dell’operato della Chiesa. “In questo modo – ha ribadito mons. Lele – potremo portare avanti il ministero di salvezza di Gesù Cristo”, perché “nessuno è tanto da grande da poter fornire servizi sanitari da solo e nessuno è tanto piccolo da essere tagliato fuori”. “Non dimentichiamo - ha aggiunto il presule – che questa scelta sarà a favore del bene comune dei keniani che serviamo ogni giorno, riducendo le barriere finanziarie della sanità, incrementando la qualità, l’efficienza e la prontezza dei servizi offerti e sostenendo il nobile ministero di salvezza della Chiesa cattolica”. Quindi, mons. Lele ha ricordato il lungo operato portato avanti, in campo sanitario, dalla Chiesa cattolica in Kenya, sin dal 19.mo secolo: un operato che portato alla costruzione di 446 strutture, la maggior parte delle quali situate in zone del Paese isolate e difficili da raggiungere. E non solo: “La Chiesa ha investito molto nella formazione degli operatori sanitari e nella promozione di programmi per la salute pubblica, perché il nostro lavoro, in questo campo, rappresenta una missione pastorale e sociale”. Poi, l’arcivescovo di Mombasa ha elencato le sfide affrontate negli ultimi anni dalla Commissione per la Salute, come l’aumento dei costi dei farmaci e delle attrezzature mediche o la migrazione degli operatori sanitari che spesso si trovano costretti ad abbandonare le strutture cattoliche in cerca di un impiego meglio retribuito. Tutte difficoltà, ha sottolineato il presule, che minano le possibilità della Chiesa nell’attuazione di programmi sanitari per la cura dell’Aids, della tubercolosi, della malaria e per la vaccinazione dei bambini. Nonostante tali ostacoli, però, ha ribadito mons. Lele, “la Chiesa cattolica ha continuato a fornire servizi sanitari, soprattutto nelle campagne e nelle zone in cui le infrastrutture del governo sono limitate”. Nel suo intervento, il vicepresidente della Commissione episcopale per la Salute non ha dimenticato di citare il sostegno che la Chiesa ha ricevuto da attori non governativi, come il Catholic Relief Service: “Siamo ansiosi di accrescere ed approfondire queste collaborazioni in futuro”, soprattutto nei settori della “formazione pre e post laurea e nella raccolta e condivisione dei dati della ricerca scientifica”. Infine, mons. Lele ha lanciato un richiamo all’importanza del lavoro della Chiesa nella sanità “come mezzo di diffusione del Vangelo e della fede cattolica nelle nostre comunità”. (I.P.)







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