2011-07-20 14:20:57

Il cardinale Tauran: i cristiani in Terra Santa sono una minoranza che conta, un dono per la società


I cristiani in Terra Santa sono una minoranza, ma una minoranza che conta. Lo ha detto ieri il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Intervenendo alla Conferenza internazionale sui cristiani in Terra Santa, svoltasi a Londra, il porporato ha ribadito l’importanza del dialogo interreligioso e ha lanciato un appello perché la Terra Santa non diventi solo un sito archeologico. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Una minoranza, ma una minoranza che conta. Il cardinale Tauran definisce così i cristiani in Terra Santa. Vivono in condizioni di precarietà, certo, indeboliti da guerre e rivoluzioni, costretti spesso a migrare. Ma essi sono anche “un dono per la società, perché portano apertura culturale, senso di dignità della persona umana, in particolare delle donne, una concezione della libertà che armonizza diritti e privilegi e un’idea della società politica che può portare alla democrazia”. E non solo: “I cristiani hanno la vocazione ad essere ponte”, sottolinea il cardinale Tauran, e insieme ad ebrei e musulmani, devono essere “annunciatori di speranza”, in memoria di Abramo, “padre” delle tre religione monoteiste. Perché “la religione insegna che c’è un solo futuro: un futuro condiviso”.

Di qui, l’appello lanciato dal porporato perché la Terra Santa non diventi solo un sito archeologico, un museo a cielo aperto da visitare pagando un biglietto. Per i cristiani, i luoghi santi sono “testimonianze viventi”, sono “la terra della rivelazione di Dio, il luogo dove Gesù è vissuto, è morto, è risorto”.

Altre due caratteristiche, continua il porporato, rendono peculiari i cristiani di Terra Santa e in Medio Oriente: essi sono discendenti diretti della fede apostolica e sono arabi, arrivati in quella parte del mondo “molto prima dei musulmani” Per questo, essi “non chiedono asilo, in quanto sono già a casa”, poiché “sono stati in Terra Santa per secoli, senza soluzione di continuità”. Centrale, allora, la ricerca di una soluzione dello status giuridico di Gerusalemme: in linea con la Santa Sede, il cardinale Tauran auspica che la parte più significativa della città, là dove si trovano i principali luoghi sacri delle tre religioni monoteiste, ottenga uno “statuto speciale, garantito a livello internazionale”. In questo modo, sottolinea il porporato, si potranno assicurare a cristiani, ebrei e musulmani, i diritti fondamentali come “la libertà di coscienza, di religione, di circolazione, i diritti civili, il diritto all’educazione, alle cure mediche, ad avere istituzioni proprie”.

“I cristiani in Terra Santa – prosegue il cardinale Tauran – non pretendono di imporsi, ma solo di fiorire là dove sono stati piantati da Dio e di rendere i loro concittadini in grado di capire che ogni religione è un invito ad andare avanti senza idoli, ad essere capaci di solidarietà”.

Ricordando, infine, “il profondo interesse” di Benedetto XVI per il tema della conferenza, il porporato conclude con un appello ad “osare”, ovvero a “non fermare il dialogo”, ma a proseguirlo con convinzione “verso la verità”.







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