Sud Sudan: l'ultimo discorso ufficiale di mons. Mazzolari per le celebrazioni dell'indipendenza
“Dio di misericordia, nella tua bontà, rimani con noi e fa che possiamo essere capaci
di ricostruire le mura della nostra Gerusalemme che è la nostra nuova Repubblica del
Sud Sudan”. Lo ha detto mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, morto sabato scorso,
nel discorso pronunciato durante la cerimonia d'apertura delle celebrazioni per l'indipendenza
del Sud Sudan il 9 luglio e reso noto oggi dalla Cesar onlus. Il presule - riferisce
l'agenzia Sir - sarà ricordato domani con una messa di suffragio alle 19.30 presso
la Casa dei Comboniani a Brescia, mentre le esequie si svolgeranno a Rumbek giovedì
21 luglio con la partecipazione dell'arcivescovo di Khartoum e presidente della Conferenza
episcopale sudanese, cardinale Gabriel Zubeir Wako. “Abbiamo avuto sacrifici e sangue
versato a sufficienza nella nostra terra: 2 milioni di sudanesi sono morti in 22 lunghi
anni di guerra, centinaia di migliaia di eroi, patrioti e martiri” ha ricordato durante
il discorso mons. Mazzolari. “Con sincerità ci pentiamo di essere un popolo in conflitto
– ha aggiunto -, diviso dall'avidità, dall'egoismo, dalla vendetta e dalla violenza
nei confronti del tuo dono della vita”. Perciò al Signore ha chiesto di “cambiare
i nostri cuori da cuori di pietra in cuori di carne” per “farci diventare popolo di
riconciliazione, perché non può esistere una nazione divisa. Da ogni lingua, tribù
e gente unisci il tuo popolo sudanese in un'unica nazione. La nostra nazione oggi
promette di ascoltare e obbedire alla tua parola, in modo tale che il governo dei
nostri leader, le parole e lo spirito della nostra Costituzione, così come la voce
della coscienza di ogni sudanese riconoscerà, rispetterà e adempirà la tua Legge divina”,
ha detto mons. Mazzolari. Ma c’è anche la consapevolezza che il Signore ha affidato
il Sud Sudan “al lavoro delle nostre mani”: “Fa che possiamo amare il nostro Paese
alla stregua dei nostri patrioti che per esso diedero la vita. Donaci il coraggio
e la saggezza di lavorare in modo onesto. Rendici capaci di lavorare insieme alle
altre nazioni del mondo con sincera solidarietà per la nostra crescita”. “Siamo già
grati – ha sostenuto mons. Mazzolari - per tutto ciò che le altre persone e nazioni
faranno per noi. Ma pianta nel profondo nelle nostre anime sudanesi la consapevolezza
che ciò che davvero conta per la nascita di una nuova nazione è che noi, come individui
del popolo sudanese, faremo la nostra parte per il Paese”. “Non dovremo dunque chiederci
cosa faranno gli altri per noi, ma cosa noi, sud sudanesi, faremo per il Sud Sudan
– ha avvertito il presule -. Allo stesso modo non dovremmo dipendere da ciò che altri
ci offriranno, ma piuttosto dal duro lavoro delle nostre mani, dei nostri cuori e
delle nostre menti per provvedere alla nostra famiglia e al bene comune della nostra
nazione”. (R.P.)