India: sciopero della fame dei vescovi per i diritti dei dalit cristiani e musulmani
La Conferenza episcopale indiana (Cbci), il National Council of Churches (Ncci), la
National Coordination Committee for Dalit Christians (Nccdc) e il National Council
of Dalit Christians (Ncdc) stanno organizzando uno sciopero della fame di massa per
chiedere al governo di garantire lo status di Scheduled Caste anche ai dalit cristiani
e musulmani. Lo sciopero, indetto dal 25 al 27 luglio prossimi, culminerà con una
marcia fino al Parlamento il 28 luglio. La lotta per garantire eguali diritti anche
ai dalit cristiani e musulmani - riferisce l'agenzia AsiaNews - va avanti dal 1950,
quando il parlamento approvò l’art. 3 della Costituzione sulle Scheduled Caste (Sc):
in base a questo paragrafo, la legge riconosce diritti e facilitazioni di tipo economico,
educativo e sociale solo ai dalit indù. In seguito, nel 1956 e nel 1990, lo status
venne esteso anche a buddisti e Sikh. Tuttavia Vincent Manoharan, dalit e presidente
del National Federation of Dalits Land Rights Movement (Nfdlr), è scettico sull’esito
di quest’ennesima forma di protesta, perché “anche se negli ultimi anni il Congresso
sembra più disponibile a riesaminare la legge, l’unica differenza con il Bjp (Bharatiya
Janata Party) è che esso agisce alla luce del sole, non di nascosto”. La critica di
Manoharan, fino al 2008 anche segretario generale del National Campaign on Dalit Human
Rights (Ncdhr), è al comportamento tenuto dal governo negli ultimi otto anni, che
oltre a esaminare la situazione e chiedere un consulto alla National Commission for
Religious and Linguistic Minorities – e solo su sollecitazione della Corte suprema
– non ha fatto nulla di concreto. “Anche se Manmohanji [Singh, primo ministro indiano,
ndr] è alla guida del Paese, tutti dicono che il suo problema è che non può prendere
alcuna decisione da solo. Questo significa – spiega il residente del Nfdlr – che solo
se sarà libero da influenze esterne, prenderà una decisione favorevole ai dalit cristiani
e musulmani”. Ma Manoharan avverte: “Se in una democrazia la legittima richiesta di
una persona o di un’intera comunità resta inascoltata troppo a lungo da tutti i pilastri
di quella democrazia, allora la persona o la comunità saranno costrette a ricorrere
ad altre forme antidemocratiche di lotta, per raggiungere e ottenere lo stesso obiettivo.
Credo che questa sia la situazione a cui i dalit cristiani e i dalit musulmani stanno
andando incontro”. (R.P.)