Benedetto XVI all'Angelus: la Somalia è in piena catastrofe umanitaria, tutto il mondo
la aiuti
Una “mobilitazione internazionale” per salvare la Somalia dalla “tremenda carestia”
e dalla “gravissima siccità” che la stanno devastando, uccidendo o costringendo alla
fuga innumerevoli persone. È l’appello lanciato questa mattina da Benedetto XVI dopo
la preghiera dell’Angelus, recitata dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. In
precedenza, il Papa aveva offerto una breve riflessione sul senso delle parabole evangeliche,
che mettono in risalto la bontà di Dio e l’invito per l’uomo a imitarla. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Il paradosso
delle piogge che distruggono e della siccità che uccide. Schiacciati, nel mezzo, gente
che scappa disperata, o non sa dove andare, o non ne ha più la forza. Le notizie che
arrivano dalla Somalia e da quella porzione orientale del continente africano hanno
addolorato il Papa, che all’Angelus ha chiesto al mondo di non restare immobile davanti
a questa tragedia:
“Con profonda preoccupazione seguo le notizie
provenienti dalla regione del Corno d’Africa e in particolare dalla Somalia, colpita
da una gravissima siccità e in seguito, in alcune zone, anche da forti piogge, che
stanno causando una catastrofe umanitaria. Innumerevoli persone stanno fuggendo da
quella tremenda carestia in cerca di cibo e di aiuti. Auspico che cresca la mobilitazione
internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle
già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni
sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona
volontà”.
Un appello collettivo alla bontà, quello di Benedetto
XVI. Che poco prima di recitare l’Angelus, si era soffermato proprio su questo aspetto,
esaltato in modo speciale dalla parabola ascoltata nel Vangelo domenicale. Con questo
genere di discorsi, ha osservato il Papa, Gesù “invita a riconoscere anzitutto il
primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono”. “Regno dei cieli
– ha soggiunto – significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà
dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza”:
“Il
‘cielo’ non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale
spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona
il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è
seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile
forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà.
Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo
il volere divino”.
Nella parabola, l’ostacolo è simboleggiato dall’erba
cattiva, la zizzania, seminata di notte dal “nemico”. Questo, ha affermato Benedetto
XVI…
“…significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia
ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore,
che impedisce al male di mettere radici”.
Così facendo, l’uomo può
scoprire che la bontà di Dio può essere imitata:
“Il Salmo 85 lo
conferma: ‘Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca’.
Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono, cerchiamo di assomigliare a
Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti
a chi lo ascoltava: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’”.
Al
termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato i fedeli in sei lingue, ricordando
– in particolare in lingua polacca – la festa di ieri della Beata Maria Vergine del
Carmelo, venerata anche con il titolo di Maria Madre di Dio dello Scapolare:
“Szkaplerz,
to znak szczególnej łączności… Lo scapolare è un particolare segno
dell’unione con Gesù e Maria. Per coloro che lo portano è un segno del filiale abbandono
alla protezione della Vergine Immacolata. Nella nostra battaglia contro il male, Maria,
nostra Madre ci avvolga con il suo manto”.