2011-07-16 12:05:54

Il Papa rammaricato per la nuova ordinazione episcopale illegittima in Cina. La Santa Sede: rispetto per la libertà di fede


Benedetto XVI "si rammarica" per la nuova ordinazione episcopale illegittima, avvenuta giovedì scorso a Shantou, in Cina. Lo afferma la Dichiarazione con la quale la Santa Sede si riferisce oggi all’avvenimento, ribadendo il diritto dei cattolici cinesi a professare liberamente la propria fede e apprezzamento per la resistenza messa in atto da vescovi e fedeli nel tentativo di sottrarsi a un evento contrario all’unità della Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Non è un vescovo riconosciuto dalla Santa Sede e ora – per esserlo diventato al di fuori della comunione con il Papa, che per questo “si rammarica” – incorre nella sanzione prevista dal Codice di Diritto Canonico, ovvero la scomunica latae sententiae. È questa, in sintesi, la posizione nella quale si trova da giovedì scorso il sacerdote Giuseppe Huang Bingzhang, consacrato in modo illegittimo vescovo di Shantou, nella provincia cinese di Guangdong. Al primo punto della Dichiarazione con cui fa luce in merito, la Santa Sede afferma che, per essere stato “ordinato senza mandato pontificio e quindi illegittimamente”, il presule “è privo dell’autorità di governare la comunità cattolica diocesana” di Shantou, mentre per tale atto egli è incorso “nelle sanzioni previste dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico”. “Il rev. Huang Bingzhang – sottolinea la Dichiarazione – era stato informato da tempo che non poteva essere approvato dalla Santa Sede come candidato episcopale, dato che la diocesi di Shantou ha già un vescovo legittimo” e “più volte – rivela – al rev. Huang era stato richiesto di non accettare l’ordinazione episcopale”.

La Santa Sede afferma poi di essere stata “al corrente” del fatto che “alcuni dei vescovi, contattati dalle Autorità civili, avevano manifestato la propria volontà di non partecipare ad un’ordinazione illegittima, mettendo in atto anche forme di resistenza” e che, “nonostante ciò, i presuli sarebbero stati obbligati a prendervi parte”. “In merito alla loro resistenza – si asserisce nella Dichiarazione – è bene rilevare che tale atto rimane meritorio davanti a Dio e suscita apprezzamento in tutta la Chiesa. Uguale apprezzamento va anche a quei sacerdoti, a quelle persone consacrate e a quei fedeli che hanno difeso i propri pastori, accompagnandoli in questo difficile momento con la preghiera e condividendone l’intima sofferenza”. Al terzo punto del documento, la Santa Sede “riafferma il diritto dei cattolici cinesi di poter agire liberamente, seguendo la propria coscienza e rimanendo fedeli al Successore di Pietro e in comunione con la Chiesa universale”. La Dichiarazione termina riferendo che Benedetto XVI, “avendo appreso questi avvenimenti, ancora una volta si rammarica” di come venga “trattata la Chiesa in Cina e auspica che si possano superare al più presto le presenti difficoltà”.







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