E' stata inaugurata oggi all’Aquila la Casa del volontariato. Un segno importante
di ricostruzione sociale del capoluogo abruzzese, dopo il terremoto del 6 aprile 2009.
Uno spazio dove il volontariato potrà svolgere la sua funzione di supporto alla rinascita
di una comunità così gravemente colpita dal sisma. Sulle caratteristiche di questo
progetto sentiamo, al microfono di Irene Pugliese, Roberto Museo, direttore
del Coordinamento Nazionale dei centri di Servizio per il Volontariato, tra i responsabili
del progetto.
R. - E’ un
progetto di 'infrastruttura sociale' che vede la sua genesi appena dopo il terremoto,
per cui l’obiettivo è porre al centro una serie di necessità e di bisogni per una
ricostruzione partecipata della città.
D. - Come sarà organizzata la
Casa del volontariato?
R. - Ci saranno 845 mq, articolati su cinque
spazi funzionali. Ambienti attrezzati per le organizzazioni di volontariato ed anche
una foresteria con 15 posti letto, destinata ad ospitare studenti che partecipano
ai campi di lavoro e di ricerca sui temi del volontariato.
D. - Quale
è l’importanza della presenza del volontariato all’Aquila?
R. - L’importanza
è fondamentale. La ricostruzione non è soltanto materiale, di case. L’Aquila, oggi,
ha quanto mai bisogno di ricostruire relazioni, socialità, rispondere alle nuove povertà.
Il volontariato, in questi due anni, ha risposto a queste esigenze laddove invece
l’amministrazione, spesso, lo ha fatto in ritardo.
D. - Com’è attualmente
la situazione, per quanto riguarda la ricostruzione?
R. - Siamo nella
fase finale della “ricostruzione leggera”, che concerne cioè quelle case che erano
sì distrutte ma superficialmente, leggermente. Adesso deve iniziare la vera ricostruzione:
quella di un centro storico che è ancora fermo, esattamente come il 6 aprile del 2009,
quella di un’identità di una comunità e di una popolazione che fa fatica ad andare
avanti e a vedere dei segni di rinascita. (vv)