2011-07-14 11:29:30

Riunione della Fondazione Populorum Progressio in difesa delle comunità indigene in America Latina


Dal 19 al 22 luglio avrà luogo presso il Monastero della Trasfigurazione di Castanhal, vicino alla città di Belém do Pará, in Brasile, la riunione annuale del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio affidata, fin dalla sua fondazione nel 1992, al Pontificio Consiglio Cor Unum. Come ogni anno, i presuli che lo compongono sono chiamati a deliberare il finanziamento di progetti in favore delle comunità indigene, meticce ed afroamericane contadine dell'America Latina e dei Caraibi. Sulla riunione, Roberto Piermarini ha chiesto al sotto-segretario di Cor Unum mons. Segundo Tejado Muñoz, che accompagnerà in Brasile il presidente del dicastero vaticano il cardinale Robert Sarah, quali sono gli scopi della Fondazione Populorum Progressio:RealAudioMP3

R. – La Fondazione Popolorum Progressio nasce già con Paolo VI ma fu Giovanni Paolo II nel 1992, in occasione del V centenario dell’evangelizzazione dell’America Latina, a dargli un impulso maggiore. Lo scopo principale della Fondazione è quello di andare incontro alle popolazioni e alle comunità indigene più indifese. Papa Giovanni Paolo II in una visita che fece in America Latina riconobbe la necessità che la Chiesa desse una risposta anche ai bisogni e alla povertà di queste comunità, di questi gruppi più vulnerabili, tra cui il più importante è quello degli indigeni che vivono un po’ in tutta l’America Latina. Ci sono grandi comunità di indigeni in Brasile, in Perù, in Bolivia, in tutti i Paesi andini e anche nel Centroamerica; inoltre ci sono gli afroamericani, cioè i discendenti degli schiavi che portarono in America Latina e le comunità di campesiños. Quindi, la Chiesa cerca di andare incontro e di dare un segno della presenza del Santo Padre e della cura della Chiesa, attraverso il Santo Padre, dei più indifesi, dei gruppi più vulnerabili di questo grande continente.

D. – Perché è stata scelta la sede del Brasile per la prossima riunione?

R. – Molto semplice, la sede della riunione è ciclica. Il consiglio di amministrazione di questa Fondazione che è presieduto dal cardinale presidente del Pontificio Consiglio Cor unum - in questo momento il cardinale Sarah - è composto da sei presuli dell’America Latina, che sono di diversi Paesi: Brasile, Messico, Perù, Colombia, Bolivia ed Ecuador. Ogni anno ci riuniamo in uno di questi Paesi, anche per conoscere meglio la realtà locale. Qui celebriamo nelle parrocchie, visitiamo anche i progetti concreti che si sono realizzati in quella nazione. Quest’anno il mons. Taveira, l’arcivescovo di Belém do Pará, si è offerto di ospitarci e quindi andremo in Brasile.

D. – Per la prima volta ci sarà anche il cardinale Sarah, come presidente di Cor Unum…

R. – Sì, è la prima volta che viene il cardinale Sarah. Per molti anni il presidente di Cor unum è stato il cardinale Cordes ed era lui il presidente della Fondazione. Adesso abbiamo con noi il cardinale Sarah e sono sicuro che ci porterà una grande ricchezza con tutta la sua esperienza africana e soprattutto con la sua esperienza come segretario di Propaganda Fide e la sua conoscenza di queste nazioni, di queste diocesi e di queste realtà. Credo che sarà una grande ricchezza per la Fondazione.

D. - Come si articolerà la riunione in Brasile?

R. – Dobbiamo studiare i progetti presentati e questo è il lavoro più importante. Cominciamo il 19, giorno in cui faremo un giro di studio e di analisi di approfondimento di tutte le singole realtà delle nazioni rappresentate. Ogni vescovo spiega un po’ com’è la situazione della propria nazione dal punto di vista politico, economico e anche ecclesiale e dopo le singole analisi ci sarà anche una riflessione generale sulle problematiche dell’America Latina. Queste analisi fatte dai singoli Paesi sono sempre molto interessanti, ricche di spunti, soprattutto perché vengono da persone, da uomini che stanno lavorando sul territorio e sono a contatto diretto con tutte le problematiche.

D. - Quanti progetti sono stati presentati quest’anno dalla Fondazione?

R. – Quest’anno abbiamo 216 progetti, sono abbastanza! Ne dovremmo tagliare diversi ed è sempre una sofferenza per noi: dobbiamo sempre lasciare fuori una cinquantina di progetti perché mancano i fondi. Devo dire che grazie alla generosità della Conferenza episcopale italiana e del comitato per gli aiuti caritativi al Terzo mondo - che dirige mons. Gandolfo - ogni anno possiamo fare questo lavoro: sono loro che ci sostengono e che ci appoggiano. Ma è chiaro, non possiamo ogni anno, coprire tutte le necessità e questo è un po’ il problema che tutti gli anni dobbiamo affrontare. Studiamo i progetti nazione per nazione e ogni vescovo, ogni membro della Fondazione studia per due giorni un gruppo di Paesi; i progetti vengono valutati, si taglia se c’è da tagliare qualche cosa, o si rifiutano perché non sono secondo i criteri della Fondazione. (bf)







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