L’arcivescovo di Tunisi auspica un futuro di democrazia per la nazione
Democrazia e rinnovamento sono le due parole d’ordine che hanno sostituito il concetto
di “rivoluzione dei gelsomini” che in Tunisia portò, il 14 gennaio scorso, al rovesciamento
del governo di Ben Ali. E una transizione verso la democrazia è anche il sogno della
Chiesa tunisina, come scrive l’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, in una
lettera pastorale datata 24 luglio, giorno simbolo delle prime elezioni in Tunisia,
poi rinviate al 23 ottobre. Queste le possibili tappe del processo verso la democrazia:
dopo la formazione della Costituente, si attende un anno dedicato alla stesura della
Costituzione, quindi un referendum per approvarla e infine le prime libere elezioni
legislative e presidenziali. La comunità cattolica tunisina è piccola, appena 22mila
persone, tutte straniere, e a loro è rivolta questa lettera intitolata “Ecco, io faccio
nuove tutte le cose. Dalla rivoluzione tunisina impariamo che i piccoli sono all’origine
del rinnovamento – scrive il presule – e auspichiamo che la nuova Tunisia possa trovare
una felice soluzione per ciascuna delle aspirazioni spirituali e religiose dei suoi
cittadini e ospiti”. Un augurio al popolo, insomma, che sappia resistere alle tentazioni
del dominio, del denaro, del possesso e del facile guadagno personale, è quello della
Chiesa, favorevole alla separazione “della Moschea e dello Stato”, ma anche a “una
società democratica sana, cioè che abbia come base valori con una radice religiosa,
come la libertà, il rispetto, la pace, l’uguaglianza, la solidarietà e l’opzione preferenziale
per i poveri”. Ma un punto fermo deve essere anche la questione sicurezza, sebbene
non ci sia un vero e proprio pericolo di attacchi terroristici dei fondamentalisti
contro i cattolici, in Tunisia. Tuttavia, i tentativi di dare alle fiamme prima una
chiesa e poi una scuola gestita da religiose nei giorni scorsi, ha messo in allarme
la comunità e spinto l’arcivescovo a chiedere un incontro al Primo Ministro per chiedere
un incremento della sicurezza in difesa della comunità. I due episodi, riferisce l'agenzia
Sir, sarebbero avvenuti rispettivamente il 24 giugno e il 9 luglio scorsi a Sousse,
a 160 km dalla capitale, e il responsabile, un uomo con problemi psichici, sarebbe
stato arrestato dalla polizia. “Siamo molto contenti dell’arresto – ha commentato
l’arcivescovo – ma vogliamo evitare ulteriori rischi, quindi ho chiesto al governo
la presenza di un poliziotto in ognuna delle 11 chiese della Tunisia”. (A cura
di Roberta Barbi)