2011-07-14 14:42:52

Difficile la situazione nelle prigioni messicane per gli operatori di pastorale carceraria


È sempre più difficile la situazione nelle carceri messicane, dove per i sacerdoti e i volontari cattolici fare attività pastorale spesso significa essere puniti, anche duramente, quando si è costretti a denunciare corruzione, sovraffollamento, maltrattamenti e in qualche caso la pratica della tortura da parte delle autorità. La Chiesa cattolica attualmente è attiva in 482 delle 489 carceri presenti sul territorio nazionale, stando accanto, complessivamente, a 220mila prigionieri; gli operatori pastorali, riporta l'agenzia Fides, sono circa quattromila ed effettuano visite settimanali ai detenuti, tranne nei centri di massima sicurezza. La gravità della situazione è stata sollevata dal direttore della Commissione della Pastorale delle carceri della Conferenza episcopale messicana, Pedro Arellano alla vigilia del 33.mo incontro nazionale di Pastorale carceraria, che si terrà dal 18 al 22 luglio prossimi a Villa Hermosa, Tabasco. Arellano ha citato il caso esemplare di un vescovo cui è stato impedito per ben tre anni di entrare in qualsiasi carcere statale perché aveva osato dire che gli animali dello zoo erano nutriti meglio dei detenuti nella sua diocesi. A Villa Hermosa parteciperanno mille operatori di Pastorale penitenziaria che rifletteranno sul tema scelto, “Discepoli in comunione”. “Le carceri in Messico non sono centri di riabilitazione o risocializzazione – ha concluso padre Arellano – ma posti dove si alimenta la criminalità”. (R.B.)







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