2011-07-14 15:34:24

Afghanistan. Attentato kamikaze a Kandahar. A Roma i funerali di Roberto Marchini


Guerriglia in azione in Afghanistan. Stamattina, un kamikaze si è fatto esplodere in una moschea a Kandahar, nel sud del Paese, provocando almeno quattro morti e decine di feriti. Tre i ministri scampati all’attacco. Nel paese è deceduto anche un soldato francese mentre le autorità locali accusano le forze internazionali di aver ucciso 6 civili in un raid nella provincia di Khost. E oggi pomeriggio, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, sono stati celebrati i funerali di Roberto Marchini, 28 anni, il soldato italiano che martedì è morto in Afghanistan mentre cercava di disinnescare un ordigno. Nell’omelia mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, ha voluto ricordare Roberto come un uomo che ''desiderava seminare nel mondo un po' piu' di amore”. Al termine del rito, il trasferimento nel suo paese natale, Caprarola, in provincia di Viterbo, dove domani saranno celebrate le esequie in forma privata.

In merito alla situazione nel Paese, Antonella Palermo ha intervistato don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Cristi:RealAudioMP3

R. – Innanzitutto, credo sia umanamente e cristianamente fondamentale fermarsi davanti alla morte di una persona italiana, non italiana, militare o meno. La morte di una persona è sempre una tragedia. Quindi, se vogliamo andare oltre al dolore della morte e riflettere, sicuramente credo vengano tanti dubbi. Se è vero che in Afghanistan c’è una guerra da 40 anni, dovremmo chiederci quali siano gli effetti positivi di questa presenza militare: dai russi, agli americani, a noi. Se, dopo 40 anni, ci si rende conto che questa non è una strada che porta molti frutti, forse dovremmo pensare ad altre cose. Io credo che sia fondamentale invertire la rotta, fermarci, e dire: “C’è qualcos’altro che possiamo fare?” Per esempio, rafforzare la cooperazione. Perché non investire su servizi, su garanzie di sviluppo e di benessere per le persone che vivono lì, che i talebani non sono in grado di garantire?

D. – In effetti, anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che l’Italia continuerà a lavorare sia sul fronte dell’addestramento delle forze di sicurezza, che su quello della cooperazione civile, per rendere irreversibile come in Iraq il processo di transizione...

R. – Io sono stato 12 volte in Iraq. Qual è la situazione dell’Iraq dopo anni e anni di guerra, di embargo, di bombe? La benzina è più cara, non c’è sicurezza, non ci sono servizi che funzionano e la luce elettrica c'è per tre ore al giorno. Come si può dire: “Siamo contenti che ci avete liberati”? Pax Christi lo sostiene da sempre: con le guerre chi fa grossi affari sono i mercanti d’armi, ed è significativo che, in tempo di crisi, l’unico mercato che tiri sia quello delle armi. (ap)








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