Afghanistan. Attentato kamikaze a Kandahar. A Roma i funerali di Roberto Marchini
Guerriglia in azione in Afghanistan. Stamattina, un kamikaze si è fatto esplodere
in una moschea a Kandahar, nel sud del Paese, provocando almeno quattro morti e decine
di feriti. Tra le vittime, anche l’imam della moschea. Al momento dell’attacco era
in corso una preghiera in suffragio del fratellastro del presidente afgano Karzai,
assassinato martedì scorso, alla presenza di diversi ministri giunti da Kabul. In
queste ore, inoltre, le autorità locali hanno accusato le forze internazionali di
aver ucciso sei civili in un raid nella provincia di Khost, mentre un rapporto dell’Onu
ricorda che sono oltre 1.400 i civili uccisi nel Paese nella prima metà del 2011,
il 15% in più rispetto all’anno scorso. E oggi pomeriggio, alle 18, nella Basilica
romana di Santa Maria degli Angeli, si terranno i funerali di Stato di Roberto Marchini
il soldato italiano che martedì ha perso la vita in Afghanistan. La salma, giunta
stamani all’aeroporto di Ciampino, resterà esposta nella camera ardente allestita
nell’ospedale militare del Celio fino alle 17. Al termine del rito, il trasferimento
nel suo paese natale, Caprarola, in provincia di Viterbo, dove domani saranno celebrate
le esequie in forma privata. Per il presidente della Repubblica italiana, Giorgio
Napolitano, la missione internazionale in Afghanistan ha un costo umano pesante, ma
può avviarsi verso una conclusione positiva. In merito alla situazione nel Paese,
Antonella Palermo ha intervistato don Renato Sacco, consigliere nazionale
di Pax Cristi:
R. – Innanzitutto,
credo sia umanamente e cristianamente fondamentale fermarsi davanti alla morte di
una persona italiana, non italiana, militare o meno. La morte di una persona è sempre
una tragedia. Quindi, se vogliamo andare oltre al dolore della morte e riflettere,
sicuramente credo vengano tanti dubbi. Se è vero che in Afghanistan c’è una guerra
da 40 anni, dovremmo chiederci quali siano gli effetti positivi di questa presenza
militare: dai russi, agli americani, a noi. Se, dopo 40 anni, ci si rende conto che
questa non è una strada che porta molti frutti, forse dovremmo pensare ad altre cose.
Io credo che sia fondamentale invertire la rotta, fermarci, e dire: “C’è qualcos’altro
che possiamo fare?” Per esempio, rafforzare la cooperazione. Perché non investire
su servizi, su garanzie di sviluppo e di benessere per le persone che vivono lì, che
i talebani non sono in grado di garantire?
D. – In effetti, anche il
ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che l’Italia continuerà a lavorare
sia sul fronte dell’addestramento delle forze di sicurezza, che su quello della cooperazione
civile, per rendere irreversibile come in Iraq il processo di transizione...
R.
– Io sono stato 12 volte in Iraq. Qual è la situazione dell’Iraq dopo anni e anni
di guerra, di embargo, di bombe? La benzina è più cara, non c’è sicurezza, non ci
sono servizi che funzionano e la luce elettrica c'è per tre ore al giorno. Come si
può dire: “Siamo contenti che ci avete liberati”? Pax Christi lo sostiene da sempre:
con le guerre chi fa grossi affari sono i mercanti d’armi, ed è significativo che,
in tempo di crisi, l’unico mercato che tiri sia quello delle armi. (ap)
Libia In
Libia, Gheddafi sarebbe pronto a distruggere Tripoli se la capitale finisse nelle
mani dei ribelli. A rivelare il piano l’inviato di Mosca nel Paese africano, che nei
giorni scorsi ha incontrato il colonnello libico. Intanto, mentre Stati Uniti e Russia
concordano sulla necessità che il rais lasci il potere, sul terreno la battaglia si
concentra ancora nei pressi della città di Gharyan, una delle ultime difese dai lealisti.
Gli scontri delle ultime 24 ore hanno provocato almeno otto morti e una trentina di
feriti tra gli insorti. Il regime, infine, ha accusato la Nato di aver ucciso finora
più di 1.100 civili e ha minacciato di denunciare il segretario generale dell’Alleanza,
Rasmussen, per crimini di guerra.
Egitto Otre 650 ufficiali di polizia
egiziani saranno allontanati dal servizio perché sospettati di essere coinvolti nella
violenta repressione della rivolta anti-Mubarak. La mossa è stata annunciata ieri
dal governo, dopo le proteste di piazza di questi giorni che hanno visto il ritorno
sulla scena dei giovani egiziani. Sul loro ruolo in questa fase, Eugenio Bonanata
ha intervistato Francesca Paci, inviata nei mesi scorsi al Cairo per il quotidiano
La Stampa:
R. – I giovani
sono estremamente forti dal punto di vista dell’entusiasmo, dell’energia. Adesso hanno
capito che tornare in piazza è uno strumento di pressione forte, però sono anche estremamente
ingenui dal punto di vista politico, sono molto giovani e non hanno esperienza. Nessuno
di loro ha pensato di costituire un partito politico, che fosse rappresentante di
quella rivoluzione e che quindi potesse fare pressione anche e non soltanto in piazza
ma, per esempio, un domani alle elezioni.
D. – Il premier ha promesso
giustizia rapida e un rimpasto di governo: sostanzialmente, c’è da credere a questi
annunci?
R. – Io credo di sì e, di fatto, alcune cose sono successe.
Il problema vero di cui i ragazzi si rendono conto è che, se anche adesso ci sarà
un rimpasto di governo, loro arriveranno alle elezioni di settembre piuttosto impreparati.
Al momento, l’unico vero partito strutturato e capace di ottenere un successo importante
- secondo i sondaggi - è quello dei Fratelli musulmani e il problema è poter proporre
forze politiche capaci di sfidare dal punto di vista politico i partiti tradizionali.
D.
– L’appuntamento elettorale di settembre è vicinissimo, anche se si parla di un possibile
rinvio…
R. – Ad agosto si svolgerà il Ramadan e le elezioni di settembre
arriveranno immediatamente dopo: in tutti i Paesi musulmani questo è un mese in cui
in televisione ci sono le telenovelas, le “musalsalat”, in moschea si va tutti i giorni…
Per i partiti religiosi è un bel pulpito elettorale.
D. – I giovani
non si stanno preparando in alcun modo?
R. – Ci sono alcuni - come il
dissidente storico che è stato in esilio tanti anni, tornato soltanto da poco, Saad
Ibrahim - che stanno organizzando anche seminari per addestrare osservatori tra i
ragazzi egiziani che monitorino le elezioni, come a dire: se anche non siamo ancora
pronti a fare un partito però proviamo a seguire che tutto quanto vada nella maniera
più corretta. C’è un grandissimo fermento. Il punto è che la maggior parte di questi
ragazzi, cioè il 60 per cento della popolazione, ha meno di 30 anni. Mubarak è stato
al potere 30 anni, i militari ci sono dal ’56: non hanno mai conosciuto altro che
quella forma di governo. Quindi è difficile che si organizzino con la lungimiranza
politica, per dire, di un partito svedese...
Fronte Polisario Si
terranno il 20 e 21 luglio prossimi, nei pressi di New York, gli incontri informali
tra le delegazioni del Marocco e del Fronte Polisario sulla situazione del Sahara
occidentale. I colloqui tenutisi fino ad ora non hanno portato ad alcun risultato.
La regione è riconosciuta ufficialmente solo dall'Unione Africana.
Lega
Araba Via libera della Lega araba alla richiesta dell’Autorità nazionale palestinese
di avere un riconoscimento del proprio Stato in sede Onu. E’ quanto afferma la bozza
del comunicato finale dell’organismo in corso in Qatar, nel quale si precisa che l’organismo
presenterà una richiesta per la completa adesione dello Stato nascente all’Onu, in
qualità di membro a pieno titolo.
Medio Oriente Sale la tensione
lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele. La notte scorsa due raid aerei
dello Stato ebraico hanno colpito tunnel per il contrabbando di armi nella regione
palestinese, in risposta al lancio di razzi avvenuti ieri verso territorio israeliano.
Gli episodi avrebbero provocato il ferimento di cinque palestinesi. I vertici militari
israeliani ribadiscono che risponderanno duramente ad ogni tentativo di ricorrere
al terrorismo contro il proprio Stato.
Bce-economia Il timore di
una propagazione della crisi economica pesa ancora sui mercati. Lo afferma la Banca
centrale europea (Bce), sottolineando che per dare garanzia agli operatori finanziari
bisogna fornire i dettagli sulle misure di correzione dei bilanci adottati dai singoli
Paesi per il 2012. Intanto, l’Eurostat ha fatto sapere che nella zona euro è stabile
l’andamento dell’inflazione a giugno.
Merkel-crisi Via libera dell’eurogruppo
al secondo piano di aiuti per la Grecia e poi vertice straordinario dell’Ue. Questa
la posizione della cancelliera tedesca, Angela Merkel, a margine della sua visita
in Nigeria. L’Europa – ha assicurato la leader di Berlino – farà di tutto perché l’euro
resti stabile e forte.
Italia-manovra La manovra economica stilata
dal governo italiano è approdata oggi in Senato, dove l'esecutivo, come annunciato,
ha posto la questione di fiducia. La maggioranza ha trovato l’intesa sul patto di
stabilità e la norma sugli enti locali virtuosi. In arrivo tagli su tutte le voci
di agevolazioni fiscali in vigore, comprese quelle sulla famiglia. Il via libera definitivo
al testo è previsto entro domani sera, con il passaggio alla Camera.
Cina
Usa La Cina ha invitato gli Stati Uniti a varare “misure responsabili” per
proteggere gli interessi degli investitori esteri. Pechino detiene più di un trilione
di buoni del Tesoro ed è la principale creditrice degli Usa. La presa di posizione
arriva dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha avvertito di un possibile declassamento
degli Stati Uniti, se arriveranno misure per contenere il debito pubblico. (Panoramica
internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 195