Svizzera: l’impegno della Caritas in Etiopia e Somalia, colpite dalla siccità
700mila franchi: a tanto ammontano gli aiuti immediati messi a disposizione dalla
Caritas Svizzera per l’Etiopia e la Somalia, colpite da una grave siccità. In una
nota diffusa ieri, l’organizzazione umanitaria cattolica ricorda che, negli ultimi
sei mesi, 135mila somali sono rimasti vittime della situazione e sono fuggiti verso
il Kenya e l’Etiopia. “Dopo numerose settimane di marcia – si legge nella nota – queste
persone sono totalmente esauste. Soprattutto i bambini sono malnutriti e molti di
loro rischiano di morire di fame”. Drammatica anche la situazione nei campi-profughi:
nella sola struttura di Dadaab, in Kenya, ci sono 382mila persone ed il flusso dei
nuovi arrivi non accenna a diminuire. Oltretutto, le ultime statistiche dell’Onu non
sono ottimiste: nel Corno d’Africa, più di 10 milioni di persone, tra cui due milioni
di bambini, sono state colpite dalla siccità. Nella regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia,
non piove a sufficienza da circa tre anni. A causa della mancanza di precipitazioni,
la maggior parte della popolazione contadina ha perso i mezzi di sussistenza, gli
animali non vengono nutriti, i campi non sono irrigati e i prezzi dei generi alimentari
si triplicano. Per questo, “la Caritas Svizzera si adopera soprattutto per la costruzione
e la riparazione delle riserve idriche, affinché la popolazione possa avere a disposizione
l’acqua potabile”. Inoltre, “per evitare il diffondersi di focolai di colera, la Caritas
costruisce fognature e insegna le misure igieniche alla popolazione che vive nelle
campagne”. Nel nord dell’Etiopia, inoltre, la Caritas “dirige un programma con l’impiego
di oltre 8mila persone: con una sola giornata di lavoro, che garantisce i bisogni
alimentari di base, la popolazione costruisce 18 dighe, fondamentali per l’approvvigionamento
dell’acqua”. Particolare attenzione viene poi data agli studenti che ricevono un aiuto
alimentare complementare nelle scuole, così da arginare gli abbandoni scolastici.
Un ulteriore programma di aiuti è in via di preparazione e prevede la distribuzione
di acqua, kit sanitari ed alimenti di base ai rifugiati di Etiopia e Kenya. Da segnalare,
infine, che già nei giorni scorsi mons. Peter Kihara, vescovo di Marsabit, in Kenya,
si era appellato a tutta la comunità internazionale, chiedendo “un aiuto rapido in
questa situazione urgente e disperata, che si aggrava di giorno in giorno”. (I.P.)