Messico: la Chiesa di Monterrey fortemente preoccupata per l’espandersi della criminalità
Dopo il massacro di 21 persone a Monterrey, avvenuto l'8 luglio, l'arcivescovo della
città, il cardinale Francisco Robles Ortega, ha espresso - riferisce l'agenzia Zenit
- il dolore della Chiesa perché, nonostante le autorità messicane abbiano colpito
con forza il narcotraffico, questo continua a manifestarsi “con estrema freddezza”.
In una conferenza stampa con i media locali, il cardinale si è riferito a quello che
è già noto come “il massacro di Sabino Gordo”, dal nome del bar, nel quale presumibilmente
un gruppo di sicari è penetrato sparando a quanti si trovavano all'interno. Un paio
di settimane fa, ha ricordato il cardinale, è accaduto qualcosa di simile in un altro
bar del centro di Monterrey, il che “indica – ha detto - che i criminali non sono
indeboliti, che hanno il potere, che hanno l'impudenza, per così dire, di mostrare
la smisurata manifestazione della loro forza in questi casi”. Questo tipo di atti
criminali, sta seminando il terrore nella società, e “per quanto si dica - ha osservato
il porporato - che queste persone erano legate al crimine, nessuno deve morire in
modo così crudele” e nessuno può disporre in questo modo della vita degli altri. “Il
disprezzo per la vita al quale si è arrivati significa l'allontanamento da Dio, che
è Vita”, ha aggiunto. “Se i criminali avessero sperimentato nella loro esistenza che
Dio è la fonte della Vita, ci avrebbero pensato due volte” prima di commettere queste
atrocità, ha sottolineato ancora il porporato chiedendo di non ridurre l'età penale
dei giovani, perché questi “sono costretti dai gruppi criminali”, a delinquere senza
che vengano offerte loro alternative sia di lavoro che di riabilitazione. “E' molto
facile prendere misure contro il crimine ma non andare alla radice delle cose”, ha
concluso l'arcivescovo di Monterrey. (R.G.)