In ripresa le Borse europee. Fmi: fiducia nell'Italia. Draghi sulla manovra: senza
altri tagli, più tasse
In Europa le Borse sembrano aver assorbito senza troppi traumi il taglio del rating
dell'Irlanda da parte dell’agenzia internazionale Moody’s. Si allenta intanto la pressione
dei mercati sull’Italia. Il ministro dell'Economia italiano, Giulio Tremonti, ha dichiarato
che “il decreto per il pareggio di bilancio sarà approvato entro venerdì” e la manovra
economica “sarà rafforzata su tutto il quadriennio”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Piazza Affari,
che ieri ha fatto registrare il miglior risultato della giornata nel panorama europeo,
è in fase di recupero dopo le ondate speculative dei giorni scorsi. Ad allentare la
pressione dei mercati nei confronti dell’Italia sono l’accordo tra maggioranza e opposizione
per l’approvazione della manovra entro fine settimana, la buona richiesta
da parte del mercato dei Buoni ordinari del tesoro (Bot) e gli attestati
di stima e fiducia da parte del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e dell’Unione
Europea. L'Fmi promuove in particolare l’impegno dell’Italia per la riduzione del
deficit sotto il 3% nel 2012 e vicino allo zero nel 2014, ma invita ad andare avanti
con il “risanamento di bilancio per ridurre l’elevato debito pubblico, mantenere stabile
il settore finanziario, rafforzare il potenziale di crescita con riforme strutturali”.
Un’ulteriore iniezione di fiducia viene dal governatore della Banca d'Italia Mario
Draghi che, intervenendo stamani all’Assemblea dell’Abi, ha detto di avere fiducia
nelle possibilità di crescita dell’economia italiana. La manovra presentata dal governo
italiano – ha aggiunto - è un passo importante ma se non ci saranno altri tagli alla
spesa potrebbe non bastare e obbligare l’esecutivo ad aumentare le tasse.
Intanto
le altre Piazze europee, dopo aver iniziato le contrattazioni in calo, hanno recuperato
terreno e ora si muovono appena sotto la parità. I listini sembrano aver assorbito
senza troppi traumi il taglio del rating dell’Irlanda. Ma secondo l’agenzia internazionale
Moody’s, che ha tagliato il rating irlandese portandolo al livello considerato “spazzatura”,
c’é una crescente possibilità che Dublino abbia bisogno di “nuovi aiuti finanziari
prima di poter tornare sul mercato privato”. L’agenzia attribuisce all’Irlanda un
forte impegno al risanamento fiscale, ma fa anche notare che rimangono significativi
rischi nell'attuazione del piano. Sempre più grave infine la crisi economica greca:
nel rapporto trimestrale sulla zona euro, la Commissione europea avverte che “la stretta
sui conti della Grecia non è sufficiente” ed è necessario “un rafforzamento del programma
per rientrare ad una stabilità finanziaria sostenibile”. La Commissione europea sottolinea
anche che la decisione di Moody’s di abbassare il rating dell’Irlanda è “incomprensibile”.
Sulla
crisi economica che, a partire dal 2009, ha investito l’Europa ascoltiamo al microfono
di Amedeo Lomonaco l’economista Giacomo Vaciago:
R. - La crisi
della zona euro inizia nel novembre 2009 con l’emergenza greca e prosegue con una
serie di Paesi che sono via via in ordine di problemi meno gravi: il Portogallo, l’Irlanda,
la Spagna, il Belgio e l’Italia. Idealmente questa era la graduatoria. Noi sapevamo
che c’era un ‘problema Italia’ ma sapevamo anche che c’era tutto il tempo per curarlo.
D.
- A proposito di cure, come arrestare, adesso, questa sorta di effetto-domino?
R.
- Partiamo dalla diagnosi: quali sono i problemi e cosa hanno in comune questi Paesi?
In comune hanno poca crescita e molto debito. Lo scorso venerdì è stato drammatico,
una tragedia: all’improvviso il mondo non credeva più all’Italia. Lo shock è stato
forte ed in parte si è visto anche il lunedì successivo. A questo punto, i rimedi
sono due: crescere di più e ridurre il debito. Ci vogliono quindi quelle riforme che
favoriscano la crescita del Paese e, dall’altra parte, riforme che ridimensionino
il debito pubblico.
D. - La manovra economica in Italia può realmente
andare verso rigore e crescita?
R. - Bisogna guardarla criticamente
con questi due occhi. Attenzione, non è facile. Queste cose non si fanno in un giorno.
La “spending review” - la revisione della spesa - vuol dire che per ogni euro che
lo Stato spende c’è una motivazione: a cosa serve? Qual è il beneficio che ne ricava
il cittadino e, in generale, il Paese? Si ha l’impressione che, non avendo mai fatto
quest’esercizio negli ultimi 50 anni, ci sia molta spesa pubblica che è inutile.
D.
- Mettiamoci ora dalla parte delle famiglie e dei piccoli risparmiatori: come difendersi
dalla crisi e, soprattutto, i conti correnti sono al riparo?
R. - E’
chiaro che quando c’è la crisi tutti soffrono, in particolare chi si trova nel mirino
della speculazione. Se la propria ricchezza è composta da titoli azionari di banche,
negli ultimi giorni si è scoperto di aver perso un terzo del patrimonio, che non è
uno scherzo. Attenzione però: la vera garanzia del benessere è data dalla capacità
del Paese di produrre reddito. Se ci sono quindi disoccupati e se le industrie vanno
male, sarebbe strano che i soldi sul conto in banca e così via rimanessero l’unica
cosa che non perde valore. Si deve sapere che in un Paese che va male, i ricchi sono
pochi e non necessariamente i migliori. (vv)