Benedetto XVI e le Sante del Medioevo, il racconto del genio femminile a servizio
della Chiesa
Un recente ciclo di catechesi che ha impegnato nei mesi scorsi Benedetto XVI, durante
i mercoledì dell’udienza generale, ha riguardato la descrizione della vita e dell’opera
di alcune grandi Sante del Medioevo. Dal settembre 2010 alla fine del gennaio 2011,
il Papa ha offerto una galleria di ritratti di santità femminile che hanno segnato
in modo indelebile il percorso del cristianesimo nell’Europa e nel mondo. Alessandro
De Carolis ricorda alcune di queste figure presentate da Benedetto XVI:
(musica)
Giovanni
Paolo II lo aveva argomentato in termini generali, e con un’ampiezza di gratitudine
e di ammirazione quasi mai viste, scrivendo nel 1988 la Mulieris dignitatem.
Benedetto XVI ha fatto altrettanto ma in termini specifici, individuali, cercando
e scegliendo in quella “enciclopedia” dell’eccellenza umana che sono le vite dei Santi
– in questo caso di grandi Sante del tempo antico – per
dimostrare, con Papa Wojtyla, che non c'è stata un'epoca in cui il “genio femminile”
non sia stato una pietra angolare della Chiesa. Inaugurando all’inizio del settembre
2010 il ciclo di catechesi sulle Sante medievali, Benedetto XVI cita un passaggio
della Mulieris dignitatem:
“‘La Chiesa - vi si legge - ringrazia
per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in
mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo
Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie
che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità
femminile’. Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo,
diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento”.
(Udienza generale, 1 settembre 2010)
Ciò detto, il Papa si trasforma
in un narratore di figure celeberrime, o sconosciute ai più, che accendono di abbaglianti
luci di carità e di sapienza gli anni cosiddetti “bui” della storia europea dopo l’anno
Mille. Per mesi, attraverso le sue parole, sfilano davanti agli occhi della Chiesa
contemporanea le donne che hanno costruito quella di mille anni prima. Dalla poliedrica
monaca benedettina Ildegarda di Bingen – che di genio ne aveva da vendere, con le
sue doti di letterata, musicista, cosmologa – al cuore di fuoco di Giovanna d’Arco,
amica della verità del Vangelo e dunque nemica di ogni suo accomodamento:
“Santa
Giovanna d’Arco ci invita ad una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera
il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà
di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo,
come lei, nell'Amore di Gesù un profondo amore per la Chiesa”. (Udienza
generale, 26 gennaio 2011)
Nel mezzo, ritratti di mistiche e di
donne d’azione, dove per entrambi il punto di partenza è l’amore per Gesù e quello
d’arrivo l’amore per l’umanità che a Gesù va condotta. Un esempio di cristianesimo
che brilla universale dalle ribalte discrete della preghiera e della contemplazione
è, dice Benedetto XVI, quello di Chiara d’Assisi:
“‘Chiara infatti
si nascondeva; ma la sua vita era rivelata a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama
gridava’. Ed è proprio così, cari amici: sono i santi coloro che cambiano il mondo
in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo le energie che solo l’amore
ispirato dal Vangelo può suscitare. I santi sono i grandi benefattori dell’umanità”.
(Udienza generale, 15 settembre 2010)
Dalle mura del chiostro a
quelle del castello, il Medioevo annovera una Santa regina, Elisabetta d’Ungheria,
icona della faccia più nobile del potere: quella che non teme di sporcarsi l’orlo
del mantello a contatto con gente di rango inferiore, ma anzi porta di persona il
cibo a chi ha fame, risarcimento alle vittime di ingiustizie, dignità nella miseria.
Appoggiata in questo dal marito, il re Lodovico; il che – osserva il Papa – dimostra
che il segreto della felicità di coppia sta nell’impegno, non nel disimpegno:
“Elisabetta
aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli,
in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche
religiose (…) Una chiara testimonianza di come la fede e l’amore verso Dio e verso
il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione matrimoniale”.
(Udienza generale, 20 ottobre 2010) Il Medioevo non è solo un’epoca
storica. C’è un Medioevo anche oggi, un buio dello spirito che inquieta. Tutti noi,
afferma il Papa durante una di queste catechesi, “siamo a rischio di vivere come se
Dio non esistesse”, e questo significa che spesso si hanno per compagni il pessimismo
e la sfiducia. Così, Benedetto XVI ricorda che i Santi sono degli ottimisti con delle
ottime ragioni per esserlo. E parlando, nel dicembre scorso, della mistica britannica
Giuliana di Norwich, ricorda il distillato della sua saggezza: se credi in Dio, tutto
non può che finire in bene:
“Le promesse di Dio sono sempre più grandi
delle nostre attese. Se consegniamo a Dio, al suo immenso amore, i desideri più puri
e più profondi del nostro cuore, non saremo mai delusi. 'E tutto sarà bene', 'ogni
cosa sarà per il bene': questo il messaggio finale che Giuliana di Norwich ci trasmette
e che anch’io vi propongo quest’oggi. (Udienza generale, 1 dicembre 2010)