Mensa per i poveri curata da mamme e figli di una scuola romana retta dai Lasalliani
Una mensa per i poveri all’interno di un Istituto scolastico non statale. E’ la Villa
Flaminia di Roma, diretta dai Fratelli delle Scuole Cristiane, i Lasalliani, dove
una cinquantina di mamme ogni giorno prepara il pasto per i bisognosi, anche con l’aiuto
dei ragazzi. Un’iniziativa che non solo rappresenta un aiuto per i poveri, ma diventa
anche veicolo di un messaggio educativo per i giovani. Irene Pugliese ne ha
parlato con Antonella Scozzafava, una delle responsabili del progetto:
R. - E’ un
progetto molto particolare, perché credo sia forse l’unica scuola, in Europa, che
ha realizzato questa iniziativa, grazie alla lungimiranza di un “frère”, un fratello
delle Scuole Cristiane, che prima era il preside di questa scuola e in seguito è riuscito
ad ottenere dal Comune la licenza per fare una mensa per i poveri.
D.
- Com’è nata l’idea, per voi genitori, di contribuire attivamente a quest’iniziativa?
R.
- Ha fatto tutto questo “frère”, che è una persona straordinaria ed è riuscito a coinvolgerci.
Perché poi, in effetti, una volta che questo progetto inizia, è così ricco e gratificante,
anche per noi che ci lavoriamo, che non lo si lascia più.
D. - Quanti
siete a lavorare a questo progetto?
R. - Adesso saremmo circa 50 mamme,
che a turno cuciniamo in questa mensa. Ci sono poi i ragazzi del liceo, che vengono
a servire a tavola queste persone.
D. - Chi viene alla vostra mensa?
R.
- Abbiamo pensionati italiani che non ce la fanno con la pensione, extracomunitari
che sono appena arrivati e non hanno lavoro, e poi ci sono i senzatetto, quelle persone
che dormono sotto i ponti, che non hanno nulla.
D. - Qual è il valore
educativo per i ragazzi?
R. - Per i ragazzi, il valore educativo è entrare
a contatto con una realtà completamente diversa dalla loro. Tenga conto che la nostra
è una scuola frequentata dalla media-alta borghesia romana. Lei sa che ormai, per
questi ragazzi, in questa società, vale l’acquisto, il vestito, l’I-pod: hanno tutto
e non si rendono conto che ci sono invece persone che non hanno nulla. Si offre loro
anche la possibilità di capire che si può essere disponibili, verso gli altri, con
dei piccoli gesti, delle piccole cose. Il progetto, quindi, è duplice: da una parte
c’è l’assistenza agli indigenti - anche attraverso dei pacchi che consegnamo ogni
15 giorni o ogni mese, a seconda della disponibilità che abbiamo - e dall’altra un
progetto educativo per i nostri figli, che vedono con i loro occhi una reale possibilità
di azione verso il prossimo, senza magari andare in Africa, perché il prossimo è anche
qui, accanto a noi. (vv)