2011-07-12 14:32:54

Lussemburgo: la Chiesa invita a riflettere sul progetto di legge sull’aborto


Una lettera aperta a tutto il Lussemburgo per invitare il Paese a riflettere sull’aborto e le sue conseguenze: l’ha scritta la Commissione diocesana locale per la Pastorale familiare, nel momento in cui è in esame, alla Camera, un progetto di legge relativo all’informazione sessuale, alla prevenzione dell’aborto e alla regolamentazione dell’interruzione di gravidanza. “Non pretendiamo affatto di essere detentori della verità – si legge nella missiva – Vogliamo solo proporre alla società, alla quale apparteniamo, una riflessione su un tema controverso”. Divisa in sette punti, la lettera pone come premessa fondamentale il principio che “l’essere umano è un essere relazionale”. Di conseguenza, “concepire la gravidanza unicamente come una condizione individuale della donna, estrapolata dal contesto familiare e sociale”, significa, di fatto, privare la gravidanza stessa “del suo contesto profondamente umano”. Poi, la Commissione diocesana guarda ai diritti del nascituro ribadendo che “nessuno può disporre della vita di un altro” e che “l’emancipazione di un essere umano che non guardi all’uguaglianza si può ottenere solo a scapito degli altri”. Perciò, sottolinea la lettera, “non è pensabile sacrificare la vita di un nascituro in nome della libertà della donna di disporre del proprio corpo”. Anche perché, continua la Commissione diocesana, “la vita ha inizio dal momento del concepimento. A partire da tale momento, quella vita deve essere protetta e la donna deve poter contare sull’appoggio della società, in caso di difficoltà”. Guardare solo alla libertà di scelta della donna, allora, vuol dire “deresponsabilizzarla dalle conseguenze delle sue azioni”, anzi: significa deresponsabilizzare anche l’uomo, il padre del bambino, che finisce per essere “escluso” da ogni decisione. In questo contesto, si legge ancora nella lettera, diventa importante un’educazione sessuale fornita da personale adeguatamente preparato e “basata su una relazione affettiva responsabile”, perché è necessario “educare i giovani al rispetto dell’integrità del loro corpo, affinché siano pronti a vivere la sfera sessuale in modo sano”. Entrando, poi, nel merito del progetto di legge, la Commissione diocesana esprime perplessità su un punto della normativa che, se approvato, permetterebbe alle ragazze minorenni di abortire senza l’autorizzazione dei genitori. Il che comporterebbe “la destabilizzazione del rapporto genitori-figli e la distruzione del tessuto familiare”. Su un altro punto del progetto di legge, invece, la Commissione diocesana del Lussemburgo si dice d’accordo, ovvero sulla possibilità di un secondo consulto, dopo quello medico. Questo secondo consulto può essere richiesto dalla donna in gravidanza presso qualsiasi struttura autorizzata. La Commissione diocesana si schiera decisamente a favore di questa possibilità, auspicando, anzi, che essa diventi obbligatoria e non solo facoltativa. “Siamo convinti – spiega la Pastorale familiare – che l’aborto sia qualcosa di più di un semplice intervento medico. Esso ha una forte implicazione e una grande ricaduta psicologica. Ecco perché noi chiediamo che questo secondo consulto sia un momento di ascolto professionale, che permetta alle donne in difficoltà di confidarsi, di comprendere il valore delle loro decisioni e di essere aiutate ad affrontarne le conseguenze”. Centrale, inoltre, ribadisce la Commissione diocesana, favorire l’adozione, dando così alle donne in gravidanza la possibilità di partorire sapendo che il loro bambino vivrà comunque in una famiglia. (A cura di Isabella Piro)







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