Lussemburgo: la Chiesa invita a riflettere sul progetto di legge sull’aborto
Una lettera aperta a tutto il Lussemburgo per invitare il Paese a riflettere sull’aborto
e le sue conseguenze: l’ha scritta la Commissione diocesana locale per la Pastorale
familiare, nel momento in cui è in esame, alla Camera, un progetto di legge relativo
all’informazione sessuale, alla prevenzione dell’aborto e alla regolamentazione dell’interruzione
di gravidanza. “Non pretendiamo affatto di essere detentori della verità – si legge
nella missiva – Vogliamo solo proporre alla società, alla quale apparteniamo, una
riflessione su un tema controverso”. Divisa in sette punti, la lettera pone come premessa
fondamentale il principio che “l’essere umano è un essere relazionale”. Di conseguenza,
“concepire la gravidanza unicamente come una condizione individuale della donna, estrapolata
dal contesto familiare e sociale”, significa, di fatto, privare la gravidanza stessa
“del suo contesto profondamente umano”. Poi, la Commissione diocesana guarda ai diritti
del nascituro ribadendo che “nessuno può disporre della vita di un altro” e che “l’emancipazione
di un essere umano che non guardi all’uguaglianza si può ottenere solo a scapito degli
altri”. Perciò, sottolinea la lettera, “non è pensabile sacrificare la vita di un
nascituro in nome della libertà della donna di disporre del proprio corpo”. Anche
perché, continua la Commissione diocesana, “la vita ha inizio dal momento del concepimento.
A partire da tale momento, quella vita deve essere protetta e la donna deve poter
contare sull’appoggio della società, in caso di difficoltà”. Guardare solo alla libertà
di scelta della donna, allora, vuol dire “deresponsabilizzarla dalle conseguenze delle
sue azioni”, anzi: significa deresponsabilizzare anche l’uomo, il padre del bambino,
che finisce per essere “escluso” da ogni decisione. In questo contesto, si legge ancora
nella lettera, diventa importante un’educazione sessuale fornita da personale adeguatamente
preparato e “basata su una relazione affettiva responsabile”, perché è necessario
“educare i giovani al rispetto dell’integrità del loro corpo, affinché siano pronti
a vivere la sfera sessuale in modo sano”. Entrando, poi, nel merito del progetto di
legge, la Commissione diocesana esprime perplessità su un punto della normativa che,
se approvato, permetterebbe alle ragazze minorenni di abortire senza l’autorizzazione
dei genitori. Il che comporterebbe “la destabilizzazione del rapporto genitori-figli
e la distruzione del tessuto familiare”. Su un altro punto del progetto di legge,
invece, la Commissione diocesana del Lussemburgo si dice d’accordo, ovvero sulla possibilità
di un secondo consulto, dopo quello medico. Questo secondo consulto può essere richiesto
dalla donna in gravidanza presso qualsiasi struttura autorizzata. La Commissione diocesana
si schiera decisamente a favore di questa possibilità, auspicando, anzi, che essa
diventi obbligatoria e non solo facoltativa. “Siamo convinti – spiega la Pastorale
familiare – che l’aborto sia qualcosa di più di un semplice intervento medico. Esso
ha una forte implicazione e una grande ricaduta psicologica. Ecco perché noi chiediamo
che questo secondo consulto sia un momento di ascolto professionale, che permetta
alle donne in difficoltà di confidarsi, di comprendere il valore delle loro decisioni
e di essere aiutate ad affrontarne le conseguenze”. Centrale, inoltre, ribadisce la
Commissione diocesana, favorire l’adozione, dando così alle donne in gravidanza la
possibilità di partorire sapendo che il loro bambino vivrà comunque in una famiglia.
(A cura di Isabella Piro)