2011-07-12 14:33:07

Due turisti americani rapiti nelle Filippine: torna l’incubo di Abu Sayyaf


Torna la paura per i turisti e per i missionari nelle Filippine Sud. La notizia del sequestro di due turisti americani, in vacanza sull’isoletta di Tictabon, a largo della città di Zamboanga (nell’estremo sud dell’isola Mindanao), ha riportato in primo piano un fenomeno che negli anni scorsi ha visto protagonisti anche dei missionari, come padre Giancarlo Bossi (Pime). Gli ostaggi oggi in mano ai rapitori sono Gerfa Yeatts Lunsmann, un'americana di 50 anni originaria delle Filippine, il figlio Kevin di 14 anni, e un nipote filippino, Romnick Jakaria di 19 anni. Sono stati prelevati oggi da una decina di uomini armati arrivati in barca sull'isola. “Il business dei rapimenti, che diventano una vera e propria forma di finanziamento per i gruppi criminali e terroristi, non si è mai interrotto nelle Filippine Sud” nota all'agenzia Fides padre Paolo Nicelli, sempre del Pime, islamologo e missionario che ha vissuto a lungo nelle Filippine, appena rientrato in Italia dopo un viaggio a Zamboanga City. “Piccole bande criminali rapiscono turisti o uomini d’affari per poi vendere gli ostaggi ad altri gruppi e farne una fonte di guadagno. Se poi gli ostaggi arrivano nelle mani di ‘Abu Sayyaf’, la questione diventa politica ed assume altri contorni”, spiega il missionario. “Negli ultimi sei mesi vi sono stati almeno 11 casi del genere a Zamboanga”, area dove la tensione si fa ancora sentire. Padre Nicelli si riferisce al conflitto in corso nelle Filippine Sud fra gruppi ribelli islamici e governo, che ancora deve sfociare in uno stabile accordo di pace. “Si deve distinguere – ricorda padre Nicelli – fra gruppi terroristi, ufficialmente fuorilegge, come Abu Sayyaf, e gruppi ribelli come il Milf (Moro Islamic Liberation Front) che da anni stanno negoziando con il governo”. Dopo il fallimento della proposta di accordo del 2008 – considerato incostituzionale – il processo di pace “deve ripartire, anche se vi è molta frustrazione nella popolazione, musulmana e non, di Mindanao” racconta. “Le prospettive sono positive – grazie al nuovo governo Aquino – ma si devono chiarire dei punti nodali: i gruppi musulmani non devono più riferirsi a istituzioni storiche come i Sultanati, devono accettare una autonomia regionale, e non pretendere di più, nel rispetto degli interessi della popolazione non musulmana, cioè i cristiani e gli indigeni”. (R.P.)







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